Fervono i preparativi per l’appuntamento più dolce dell’anno all’ombra del vulcano più alto d’Europa. Dal 30 settembre al 3 ottobre il verde pistacchio Dop di Bronte è pronto a far bella mostra di se nella Sagra più attesa dell’anno. “Il pistacchio è l’emblema della nostra economia agricola – ci dice il sindaco Pino Firrarello – ma per noi ha anche una valenza sociale e culturale. Introdotto dai saraceni intorno gli anni 1000, haoccupato qualcosa come 4000 ettari di territorio per una produzione biennale che si aggira intorno alle 32 tonnellate. In verità – continua Firrarello – non è che se ne produca tantissimo, tant’è che rispetto alla produzione mondiale quella di Bronte si aggira intorno all’1%. Il nostro pistacchio, però, ha il vantaggio di essere coltivato in un grosso fazzoletto della Sicilia dove il sole non manca mai e dove può trarre linfa vitale dalle irte lave del nostro vulcano, giovandosi anche di un’altitudine che gli permette di crescere rigoglioso e dare frutto fino a 900 metri sul livello del mare. Un cocktail di elementi che alla fine ci regalano un frutto dal sapore unico, dall’elevato valore nutrizionale e dal riconoscibilissimo colore verde che lo contraddistingue da tutti gli altri. Questo – aggiunge Firrarello – ha permesso ai nostri pasticceri ed ai cuochi di dare prova di grande abilità, scatenando la loro fantasia e permettendogli di ottenere premi e riconoscimenti fin dall’altra parte del mondo, soprattutto nel settore della pasticceria. Se in tutta Europa – ribadisce – alla fine il pistacchio di Bronte ed i suoi derivati vengono venduti e reclamizzati come prodotti di grande qualità, a mio avviso lo si deve alle qualità organolettiche del frutto e le capacità dei brontesi, la cui cultura è certamente legata alla pianta del pistacchio. Chi possiede un pistacchieto, infatti, lo coltiva con passione – conclude – affrontando certamente grandi sacrifici. Coltivandosi nelle irte ed a volte scoscese lave dell’Etna, infatti, diventa difficile la potatura e soprattutto la raccolta, effettuata ancora come le stesse tecniche di un tempo e con un costo esorbitante. I brontesi però a questo non fanno caso e sono legati ad ogni pianta come se fosse quasi un componente della famiglia, affrontando spese e sacrifici, oggi ripagate da un rilancio economico che permette ad ogni proprietario di integrare il reddito familiare”. E non a caso l’Unione europea ha riconosciuto la pistacchio di Bronte il marchio Dop. “Vi aspetto – termina Firrarello – per farvi assaporare le nostre produzioni. Per noi questo pistacchio non ha eguali. E’ unico e prezioso: facciamolo sapere agli altri”.
L’Addetto Stampa Gaetano Guidotto