Riceviamo e pubblichiamo un bell’articolo del Commissario Superiore e Comandante del Distaccamento Forestale di Bronte, Vincenzo Crimi, sulla bellezza naturalistica del territorio di Maletto, Comune più alto sull’Etna, visto da chi, giornalmente, lo vive. Un territorio molto particolare, che parte da sotto il paese, ed arriva al cratere centrale dell’Etna, con una diversità paesaggistica che parte dal limite della “Piana”, ed attraversando molte colline, boschi di querce, pino, e castagni, giunge al brullo territorio sottostante il cratere, pieno di colate laviche più o meno recenti. Il tutto corredato da alcune fotografie che fanno vedere come quanto scritto sia vero.
Il territorio di Maletto tra natura e incanto
Il territorio di Maletto è meritevole di essere meglio interpretato, così da capire che esso vive e vegeta all’interno di un contesto ben intrecciato con la storia del comprensorio etneo, ed in particolare del paese stesso e della sua popolazione, da sempre fortemente integrata con esso. Boschi, colate laviche, grotte, rifugi, splendido panorama del versante nord-occidentale dell’Etna e dell’estrema propaggine sud dei monti Nebrodi. Questo territorio sembra quasi un’isola felice e lontana da un mondo sempre in corsa, come a volere stravolgere i concetti dell’era moderna che rendono pressoché invivibile l’esistenza umana, in particolare nella città. Per chi ha voglia di conoscere questo straordinario territorio, non occorre fare molta strada per immergersi nel verde abbraccio della “Madre Natura”, a partire quasi dal centro urbano. Infatti, la visita al Parco sub-urbano di “Pizzo Filicia”, è la prima piacevole occasione di contatto con la natura e poi ancora a proseguire in quota verso l’Etna, attraverso il Piano del lago e rigogliose piantagioni di fragole, che oramai vengono identificate con la cittadina etnea. Per mezzo di vecchi sentieri o mulattiere, che contribuiscono a rendere più caratteristico e formidabile l’itinerario, soltanto dotati di poca fantasia, si può arrivare a violare “l’anima pura” di questo territorio che non conosce la voce dei motori ma ama la quiete profonda dell’ambiente circostante. Meravigliosi scorci naturalistici attendono con perenne pazienza di essere visitati e portati alla conoscenza di chi vuole rendergli omaggio nel pieno rispetto della loro sacralità, con la consapevolezza che tali scoperte non potranno che arricchire il viandante, di una esperienza tanto entusiasmante quanto portatrice di serene sensazioni di benessere e stimolante propensione verso l’ambiente, a volte dimenticato e deteriorato dall’uomo. Veramente degni di essere menzionati e visitati, sono anche altri angoli dove effettivamente si ha modo di constatare la bellezza che può esprimere la natura, dove l’ambiente è incontaminato. Si pensa ai complessi boscati di“Trentasalme” e “Sciarelle” e alla spianata di “Piano del Monte”, dove il visitatore può “toccare” con gli occhi, verso valle l’ameno paesino di Maletto che si fonde in un panorama veramente splendido, e verso monte il Mongibello, come a guardia del bosco, dove al crepuscolo si può ammirare la luce morbida della sera che penetra tra gli alberi, allungandone le ombre silenziose e cupe che accompagnano la fauna notturna, fino al sorgere del sole, quando cedono il passo alle prime luci dell’alba che si aprono il varco tra la fitta vegetazione di castagni e querce, portando al bosco il grande benessere di cui non può fare a meno. Ad esaltare l’alto valore panoramico-paesaggistico del territorio di Maletto, contribuisce la presenza al suo interno di alcuni rifugi forestali e altri manufatti costruiti con pietrame lavico a secco e realizzazioni murarie, eredi di arte e tradizione popolare, che seppur nel loro malinconico abbandono, testimoniano il grande rispetto che i nostri padri rivolgevano all’ambiente montano, che trattavano con grande cura, prestando attenzione a non arrecargli offesa. Tali “opere d’arte”, caratterizzate da aspetti morfologici-tipologici di alto profilo e rilevante valore estetico, si fondono armoniosamente con l’ambiente circostante, rendendolo ricco di immagini suggestive. L’area attrezzata di “Poggio Monaco”si trova immersa in rigoglioso bosco di querce caduche, La bellezza semplice di questo luogo appagherà certamente i suoi visitatori amanti della natura e i numerosi gruppi di scouts che nel periodo estivo si alternano, provenienti da tuttala Sicilia. Le strutture a disposizione possono essere riassunte in: tavoli e panche, diversi punti di cottura, fontanelle con acqua, lavatoi e servizi igienici. L’area si può considerare, altresì, come punto base per escursioni verso le alte quote del vulcano. Molto suggestiva si presenta la zona di Monte Maletto, dove tra la folta vegetazione di pino laricio, faggi e ginestre, la mano dell’uomo, complice un ambiente ancora incontaminato, ha saputo realizzare un manufatto di grande attrattiva. Incastonato in un pianoro naturale e visita obbligata per tutti i gitanti appassionati di questo territorio, troviamo il “Rifugio di Monte Maletto”, frequentato da tantissimi escursionisti che trovano in esso un punto di riferimento per le passeggiate di alta quota che portano verso l’estremo limite di vegetazione arborea del vulcano più alto d’Europa. Questo rifugio, per la sua posizione geografica, per la pregevole fattura della struttura, per la sua ubicazione all’interno di una zona boschiva ben conservata, ma anche per le sensazioni intime ed indescrivibili che offre al gitante, da tanti anni rappresenta come un punto di riferimento per gli escursionisti che vogliono godere del paesaggio etneo e può senza dubbio definirsi come massima espressione del connubio natura – uomo. Qui possiamo ammirare alcuni elementi di grande pregio naturalistico, sia dal punto di vista vegetazionale che faunistico, infatti in questa zona, non è difficile fare la conoscenza dirette di conigli, lepri e volpi. Uno scorcio visivo di grande pregevolezza è l’altomontana, ovvero, una incantevole pista forestale che si snoda per circa 43 km, attraversando tutto il territorio etneo che dal rifugio forestale “ San Giovanni Gualberto” in agro di Nicolosi, giunge sino al rifugio “Brunek” all’interno del bosco Ragabo di Linguaglossa. Una volta immessi nella pista, passando attraverso la nota area boscata di “Bosco Chiuso”, ci si avvia alla volta del rifugio forestale di “Monte Scavo”. Visitare questo eremo, aperto e libero a tutti coloro che lo rispettano e lo sanno apprezzare, è una sensazione unica, molto frequentato dai gitanti, si armonizza con il paesaggio circostante per la dovizia degli accorgimenti strutturali posti in essere al momento della sua realizzazione. Oltre i 2000 metri di quota, ecco che il territorio, presenta una morfologia tipica montana strettamente dipendente dalla natura litologica dei terreni vulcanici che di volta in volta affiorano. Ecco il perché dei paesaggi molto vari: spesso accidentati, e in talune zone anche brulli e aspri. Eppure, malgrado le estreme condizioni climatiche ed ambientali, il panorama si presenta ricco di variabili naturali che offrono degli spunti visivi veramente eccezionali. Basti pensare alla bellezza dei paesaggi, ora scolpiti e statici, ora splendenti, ora foschi ma fusi nella solidissima cornice di fuoco che sprigiona il vulcano che tutto sostiene e unifica in un territorio senza pari, dove l’ambiente è in continuo cambiamento. La scarsa antropizzazione di alcune zone poste nel cuore di questo territorio, conferisce ai luoghi un aspetto molto interessante, quasi integro. Per questo, consapevolmente, gli addetti alla vigilanza si prodigano per mantenere intatti gli aspetti ambientali e paesaggistici. Il pino laricio, le querce, la ginestra dell’Etna, il castagno e il faggio, sono le piante boschive più rappresentative del territorio di Maletto che in quest’area esprimono quelle caratteristiche tipiche ed uniche sia per interesse scientifico che per la loro appartenenza al panorama vegetazionale etneo. Al limite della vegetazione arborea, oltre i 2000 metri di altitudine, sono presenti le variegate tonalità delle endemiche formazioni sparse di ginepro emisferico, di romice dell’Etna, di cerastio, di violette etnee ed infine di tonaceto, di spinosanto e di pulvini di saponaria scelta a rappresentare il simbolo del Parco dell’Etna. La fauna presente su questo territorio è molto ricca e ben distribuita. Essa, come tutte le forme di vita qui esistenti, si è perfettamente integrata con tutte le altre componenti territoriali e come esse, risente degli interventi dell’uomo, in modo benefico quando esso agisce positivamente, in modo negativo, quando gli interventi vengono posti in essere in forma deleteria. Qualsiasi attività di caccia, in queste aree è vietata, in modo conforme alle leggi vigenti per i territori ricadenti all’interno di aree protette. Le specie animali negli ultimi anni si sono fortemente incrementate sino a ricostituire l’equilibrio naturale, in passato messo a dura prova. Benchè oggi siano scomparse alcune specie di fauna, non conservate nemmeno nei ricordi della gente, la tutela di questi luoghi ha consentito il ricostituirsi di una discreta presenza faunistica, in particolare quella che non ha predatori in natura, come ad esempio la Volpe che oramai copre in modo uniforme tutto il territorio. Rileviamo da fonti storiche di letteratura che nei secoli scorsi vivevano nel territorio etneo, Lupi, Caprioli, Cinghiali, Daini, Grifoni e persino Orsi. Questi animali, per vari motivi, sono oramai scomparsi da tutta l’Etna. Oggi, gli animali presenti su quest’area, come si accennava sopra, sono quelli diffusi su tutto il territorio isolano; oltre alla Volpe non è difficile incontrare la Donnola, la Martora, il Coniglio, la Lepre, il Gatto selvatico, l’Istrice, il Riccio, La salvaguardia dell’ambiente passa attraverso una corretta fruizione del territorio e una forte e rispettosa valorizzazione delle sue caratteristiche orografiche-vegetazionali e faunistiche che lo rendono molto interessante ed inesauribile… fino a quando l’uomo non interviene e quando ciò accade sottoforma di interventi indiscriminati, ecco, allora i risultati sono disastrosi e le conseguenze imprevedibili. La convinzione che certamente oggi, sono cambiate le esigenze e le finalità del territorio, che di fatto è chiamato ad espletare un forte ruolo di ricreazione e svago, ci rendono consapevoli della grande importanza che esso riveste anche nel panorama turistico del comprensorio. Questo, affinché esso venga preservato alle future generazioni, ci dovrà spronare ad aiutarlo nel suo ruolo e a renderlo consono alle esigenze dei suoi appassionati visitatori. il Quercino, il Ghiro, diverse specie di rapaci diurni come l’Aquila, il Gheppio, alcuni Falchi, la Poiana e notturni come il Gufo comune, l’Assiolo, il Barbagianni, l’Allocco, la Civetta e numerosi altri uccelli. Molto diffusi sono la Vipera, pericolosa per il suo veleno ed altri rettili non velenosi come il Biacco.
Commissario Superiore Vincenzo CRIMI Comandante del Distaccamento Forestale di Bronte