I presupposti affinché sia una svolta per il Parco dell’Etna ci sono tutti. Il Consiglio del Parco, guidato dal presidente Carlo Caputo e composto dai sindaci dei Comuni, hanno deciso di istituire un tavolo tecnico per rivedere la perimetrazione dell’Area protetta. «Alcuni Comuni – afferma Caputo – hanno presentato una richiesta per riaprire il dibattito sulla riperimetrazione, ipotizzando una possibile restrizione. Io ho sottoposto la richiesta ai sindaci che in maniera unanime hanno deciso di approfondire la questione, istituendo un tavolo tecnico. Devo dire che sia la richiesta, sia la volontà ad affrontare con serietà l’argomento è frutto del fatto che, al di là della ferma volontà di tutti di continuare a tutelare l’ambiente e custodire il patrimonio naturalistico del Vulcano, in questi 20 anni il Parco, così come ha funzionato, non ha riscosso consensi nelle comunità». E l’iniziativa viola un tabù che sembrava inattaccabile. Da decenni, infatti, si chiede di innalzare i confini del Parco per liberare soprattutto i territori vicini ai centri abitati da quei vincoli che, a detta di molti, hanno finito per condizionare lo sviluppo turistico e l’iniziativa privata. Paradossalmente, infatti, per molti il Parco, più che un volano per lo sviluppo turistico, avrebbe rappresentato un freno, non riuscendo a coniugare ecologia ed economia.
In passato, circa 10 anni fa, è sorto pure un “Comitato per la riperimetrazione del Parco dell’Etna”. Era presieduto da Carlo Cincotti che chiedeva di alzare i confini dell’Area protetta a 1.100 metri. Ma non solo: diversi deputati regionali, ricordiamo Mancuso, Zitelli e Bulla presentarono disegni di legge all’Ars. Nonostante le decise volontà politiche però sia i confini, sia le rigide restrizioni rimasero in vigore e per i sostenitori l’argomento rimase una chimera. Oggi si riapre il dibattito con una grande differenza: la proposta arriva direttamente dall’interno dell’antico Monastero benedettino, sede del Parco. Fonte “La Sicilia” del 26-03-2022