E’ stata un’altra serata di sport e di calcio allo stadio Massimino di Catania, con un Catania – Inter, che aveva un sapore di sfida impossibile per il Catania. Ma non possiamo rimproverare nulla al Catania, ci ha creduto, ci ha provato, ma è poi capitolata di fronte ad un arbitro ottuso, ed ad un guardalinee distratto che non ha visto il nettissimo fuorigioco di Cambiasso sullo 0-0. Ma la beffa delle ultime ore è stata quella inflitta dal giudice sportivo, 8.000 euro di multa al Catania per i cori contro l’arbitro Farina, ma se i vertici arbitrali e delle federazioni hanno il senso di giustizia, dovrebbero punire soprattutto Farina, non per la partita, ma per il comportamento antisportivo del cosiddetto terzo tempo, fortemente voluto dalla Figc. La partita è stata bella, aldilà del risultato e dell’arbitro, e con una cornice di pubblico spettacolare. Il Catania dovrà lottare fino all’ultimo per salvarsi, ma crediamo che ce la farà, per la grande voglia dimostrata dai suoi giocatori e dal pubblico. Un grande grazie và al Presidente Pulvirenti che giorno dopo giorno ci sta regalando un sogno. Grazie Presidente, a Lei ed a tutti i calciatori del Catania và l’incoraggiamento di tutti i tifosi della Sicilia, perché la Sua squadra continui a tenere alta la bandiera del Catania in serie A. E per tutti i nostri utenti una chicca, da vedere nella sezione IMMAGINI/ SPORT. Un regalo dallo STAFF www.bronte118.it/
CATANIA – INTER 0-2
RETI: nel st 65′ Cambiasso; 67′ Suazo. CATANIA [4-3-3]: Polito 6; Sardo 6,5 (dal 74′ Alvarez 6,5), Silvestri 6,5, Stovini 6,5, Vargas 6; Baiocco 7, Edusei 6, Izco 7; Colucci 6,5 (dal 67′ Martinez 6), Spinesi 6, Mascara 7,5 (dall’82’ Pià). A disp. G. Rossi, Silvestre, G. Tedesco, Biagianti. Allenatore: Silvio Baldini. INTER [4-4-2]: Julio Cesar 6; Burdisso 6, Cordoba 6, Materazzi 6, Maxwell 6; Zanetti 6,5, Cambiasso 6, Jimenez sv (dal 26′ Pelè 6), Chivu 5,5 (dal 55′ Suazo 6); Ibrahimovic 5,5 (dal 71′ Maniche sv), Cruz 5,5. A disp. Toldo, Crespo, Solari, Rivas. Allenatore: Roberto Mancini. Arbitro: Stefano Farina (Novi Ligure). Note: spettatori 21mila. Ammoniti: Cordoba, Spinesi e Silvestri per gioco falloso; Vargas per proteste, Mascara per simulazione. Angoli: 2-2. Rec. 2′ e 3′.
L’Inter si sveglia, segna e vince. Quasi normale, persino scontato. Peccato due cose sole. Che si svegli, questa squadra di mostri, soltanto dopo 64′ in cui non aveva concluso il resto di niente. E che quando si sveglia, guarda un po’, è in fuorigioco Cambiasso, cioè l’uomo a cui tocca il compito di riportare la capolista sulle stelle e il Catania sulla terra. Già, peccato, perché sino a quel punto soltanto i rossazzurri avevano giocato davvero al calcio, avevano provato a metter paura all’Inter dei primati e dei record. La squadra di Mancini giochicchiava un calcio brutto ed approssimativo, ma non per una particolare svogliatezza, ma perché l’assetto del Catania era quasi inappuntabile. Anzi inappuntabile. Difesa attenta, con Sardo e Vargas esterni, Silvestri e Stovini centrali. Quasi straordinario il centrocampo, ordinato, lucido, energico, elastico, con Baiocco, Izco, Edusei e un tornante Colucci. Un blocco unico, capace di giocare un calcio apprezzabile, di mettere in costante affanno i celebrati campioni interisti, di non cedere un metro di campo e di saper ripartire puntualmente e agevolmente. Grazie, va detto, al supporto di un Peppe Mascara formato tutto campo, votato allo straordinario sino alla sfinimento, alla corsa sino all’esaurimento. Un gran Mascara, che aiuta il centrocampo diventando, persino, utile alla causa difensiva per quel poco che c’è da difendere contro un Ibrahimovic spento e semplicemente irritante come giocatore e come uomo, Cruz inesistente, Jimenez che esce dopo meno di 30′ per infortunio. Certo un Mascara che così lascia un po’ troppo solo Spinesi, che deve dannarsi spesso da solo. E’ del Catania la partita, e se alla fine del primo tempo vien da dire che s’è visto poco, ed è vero, va anche ricordato che quel poco è tutto rossazzurro. Senza pretendere di mettere sotto la capolista, perché le proporzioni tra le forze in campo sono chiare a tutti e nessuno si illude dell’impossibile. Ma con la consapevolezza che quando si gioca, quando si trova la misura, quando una squadra dimostra di aver trovato un assetto tattico preciso, allora quell’impossibile può diventare qualcosa di praticabile. Il problema, dunque, non sta nella inferiorità in partenza del Catania o nella superiorità plateale e storica dell’Inter. Senza voler ricorrere a banali piagnistei, a vittimismi, al consueto destino infame, diciamo che corsi e ricorsi storici ripropongono un arbitraggio letale, fatale. Alla Farina, per intenderci. Sempre lui. Perché uno come il direttore di gara di Novi Ligure può tornare dopo un anno sul luogo in cui ha consumato uno dei più scandalosi arbitraggi della sua carriera, il derby del 2 febbraio in cui lui e la sua premiata ditta di guardalinee non vide fuorigioco chilometrico e un fallo di mani gigantesco con cui fece vincere il Palermo, e riuscire a fare quasi quasi peggio. L’Inter, francamente, non c’entra, i favori, i rigori e tutto il resto fanno parte del dibattito inutile su questo assurdo calcio che ha sempre più troppe televisioni in campo e sempre più pessimi arbitri che non ci capiscono più niente. Loro e i loro assistenti, qualche volta protagonisti, qualche volta complici. Senza livore, senza astio, senza rancore. Il signor Farina e il suo guardalinee Cariolato hanno rovinato la partita del Catania. Perché quel gol di Cambiasso segnato in fuorigioco non si poteva non vedere. Perché su un’azione veloce, improvvisa, un capovolgimento di fronte si può anche capire che chi deve decidere sia preso alla sprovvista, si confonda, possa anche sbagliare. Ma quando l’azione è lunga, insistita, fatta di passaggi e passaggetti e per arrivare dalle parti del pallone arbitro e guardalinee hanno bisogno di un trenino a vapore per giungere nei pressi, allora c’è qualcosa che non funziona. E così Farina & C. hanno mandato al diavolo un risultato positivo che maturava lentamente, ma che sembrava anche naturale epilogo per questa sfida. Inutile dire che il secondo gol interista, Suazo in fuga, è stato semplicemente figlio del primo, quello del macroscopico errore. E’ altrettanto chiaro che l’uscita dal campo di Farina al 90′ senza passare dal centrocampo per il terzo tempo è la prova provata che il direttore di gara si sarà magari offeso per quel che i tifosi del Catania gli hanno cantato. Nemmeno una parolaccia, nemmeno un’offesa. Solo cori sfottenti ma con educazione, solo una tonnellata di ironia, senza eccessi. E lui se l’è presa, perchè peggio di un vaffanculo c’è un «Farinafacciungol» o un «sottolacurvaFarinasottolacurva» ed è uscito dribblando il terzo tempo. Vergogna, signor Farina. Si può dire che non sia solo colpa sua. Si può dire che l’anno scorso col Palermo non fosse solo colpa sua. Si può dire che da quarto uomo contro il Parma non poteva vedere e capire che il gol di Spinesi era regolare. Insomma, Collina ne prenda atto, Farina da queste parti non ne azzecca una. Mica per colpa sua, no. Ma sua o dei suoi collaboratori, il risultato è che il Catania ci ha rimesso partita e pareggio. Un delitto. Ma con una partita giocata tutta a buon livello, con coraggio, intelligenza, abnegazione. Questo Catania deve salvarsi, basta. E può salvarsi. Purtroppo di roba come questa alla Farina rischiamo di vederne altra. Ma non è destino, non vale piangerci su. Niente vittimismi. Alzare la voce sì, però. E anziché inventare fesserie inutili se non dannose come questa farsa del terzo tempo, magari si pensi a trovare il modo di evitare che ogni domenica sia macchiata da errori che fanno venire la nausea. A tutti.