La nuova rete ospedaliera siciliana è stata l’argomento del giorno a Bronte. Nei bar e nelle piazze, giornali o smartphone in mano, in molti hanno cercato di capire meglio come viene ridisegnata la sanità in un’Isola dove la parola d’ordine sembra essere solo tagli, anche in un settore delicato come questo che coinvolge il diritto ad essere curato. E , se per molti sono rimasti astrusi termini come Hub o Spoke, la maggior parte ha interpretato come una “diminutio” la riconversione dell’ospedale di Bronte in “Presidio in zona disagiata” (Pte). “Non abbiamo capito realmente di cosa si tratta – dicono alcuni anziani, in giro nella centrale piazza Spedalieri – e ci chiediamo se verranno chiusi reparti o meno e se ci si potrà ancora ricoverare o operare. Ci chiediamo quale differenza sussista fra il Pte (Punto territoriale di emergenza) di Randazzo – continuano – che non è più un ospedale e non si può neanche definire pronto soccorso, ma solo il primo passo di assistenza per poi correre verso Bronte, ed il nostro futuro Pte”. “Speriamo bene – concludono – ma siamo scettici, non crediamo che, al di là degli slogan, la riconversione porti qualcosa di buono”. Ed a chiedersi cosa sia e quali servizi preveda il “Presidio in zona disagiata” sono in molti. “Vi dico io di cosa si tratta”, afferma il sindaco, Graziano Calanna, pronto ad impugnare l’ascia di guerra. “E un servizio più simile ad una casa con l’ambulanza davanti l’ingresso – osserva il primo cittadino – che un ospedale vero. Almeno questo mi hanno riferito alcuni miei informatori che spero si sbaglino, perché non è questa la Sanità che merita questo territorio. Sembra – ribadisce – proprio che chi disegna la rete ospedaliera a Catania abbia la tendenza a concentrarsi di più sulla città, lasciando privi di servizi l’intero arco settentrionale dell’Etna. Non è più la battaglia di 7 o 10 sindaci, il problema è più vasto. L’impressione e che chi dovrà curare qualcosa più grave di un raffreddore dovrà curare qualcosa più grave di un raffreddore dovrà forzatamente spostarsi a Catania e non è giusto. Non erano questi i patti ed i patti vanno rispettati. L’Osservatorio permanente sui diritti alla salute del versante nord ovest dell’Etna, composto dai sindaci del territorio, ha chiesto il potenziamento non il depauperamento dell’ospedale di Bronte”. Fonte “La Sicilia” del 10-09-2016