E’ iniziato il conto alla rovescia a Bronte per sapere se dai pozzi Musa il livello di vanadio è rientrato all’interno dei parametri previsti dalla legge o meno. I tecnici del dipartimento di Igiene e Sanità pubblica dell’Università di Catania ieri, infatti, hanno prelevato dei campioni di acqua che analizzeranno per verificare se il vanadio è sceso sotto la soglie dei 50 mg/l. Gli esperti, infatti, concordano nel sostenere che le percentuali di vanadio sono direttamente proporzionali alla temperatura. Oltre a ciò l’Università si sarebbe dotata di strumentazione più precisa per rilevare le percentuali di vanadio pentavalente, che nelle ultime analisi superava i limiti previsti anche se calcolato con un margine di errore troppo ampio. “Se i risultati sono buoni – afferma il capo dell’Ufficio tecnico ing. Salvatore Caudullo – potremmo chiedere l’autorizzazione in deroga per l’utilizzo dei pozzi Musa 1 e 2”. I risultati delle analisi saranno pronti fra 10 giorni circa, ma nel frattempo continua a lavorare l’equipe di esperti chiamati dal sindaco Pino Firrarello per verificare la possibilità di trovare nuovi fonti di acqua di qualità migliore di quella del pozzo di Ciapparazzo, “campione” per quantitativi di vanadio. Dai primi sondaggi effettuati dai prof. Carlo Modica ed Alberto Capisano, docenti di Costruzioni idrauliche del Dipartimento di ingegneria civile dell’Università di Catania, è emerso che le pompe che sollevano l’acqua dai pozzi Musa 1 e 2 sono sommerse ben 18 e 52 metri dal livello dell’acqua nella falda. Ciò farebbe ipotizzare che da questi pozzi si potrebbe captare molta più acqua. “Sono tutte analisi e ricerche – ha concluso l’assessore Enzo Bonina – utili a risolvere il problema in maniera definitiva, nel rispetto degli obiettivi che ci siamo posti”.
L’Addetto stampa Gaetano Guidotto