Primo passo verso la discussione al Ministero della Salute della possibilità di innalzare le percentuali minime consentite di vanadio nell’acqua, oggi fissate a 50 micro grammi per ogni litro e derogate, fino alla fine del 2011, a 160. Il dirigente del servizio Igiene ed alimenti del Dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale della Salute, dott. Antonino Virga, ha inviato a Roma la richiesta di revisione del limite del vanadio, come aveva chiesto ufficialmente il sindaco di Bronte, Pino Firrarello. “L’Amministrazione comunale di Bronte – scrive Virga nella sua nota – ha chiesto a questo Dipartimento di farsi promotore della richiesta di revisione del parametro vanadio, elevando il limite ad un valore non inferiore a 100 μg/l. A sostegno di tale tesi vengono citati alcuni protocolli e studi scientifici secondo i quali si dimostrerebbe che dai livelli di vanadio superiori ai limiti di legge nelle acque in distribuzione potabile non derivano effetti nocivi sulla salute delle popolazioni”. Uno degli studi scientifici cui fa riferimento Virga è quello eseguito dei professori Sciacca, Castaing e D’Agati dell’Università di Catania, che dimostrano come l’insorgenza del tumore della tiroide non sia legato all’utilizzo di acqua al vanadio. “Del resto – ci dice l’assessore Enzo Bonina di Bronte che è anche medico di base – nello svolgimento dell’attività professionale non sembra esserci a Bronte maggiore incidenza di questo tipo di tumore rispetto agli altri Comuni del Distretto”. “Attendo ancora – conclude il sindaco Firrarello – che qualcuno mi consegni uno studio o il risultato di una sperimentazione che attesti la pericolosità del vanadio”.
L’Addetto stampa Gaetano Guidotto