Resta critica a Bronte la situazione dopo che l’Asp ha notificato la sospensione dell’autorizzazione sanitaria ai negozi di alimentari perché, nonostante il divieto notificato a giugno, questi hanno continuato a utilizzare l’acqua della rete idrica, i cui valori di vanadio superano quelli fissati dalla legge. Ieri mattina si era sparsa la notizia che l’Asp, alle 59 già notificate, stesse inviando altre 80 diffide ad altrettanti esercenti. Fino a sera, però, la notizia non è stata confermata. In un manifesto i commercianti si chiedono «come mai le sospensioni delle autorizzazioni non sono state inviate anche agli altri Comuni serviti dallo stesso pozzo che serve Bronte». Bar e ristoranti restano chiusi, anche se qualcuno ha deciso di riaprire: «Dobbiamo pensare anche alle famiglie dei nostri dipendenti – afferma Federico Conti – e così abbiamo deciso di riaprire». Intanto, l’argomento alimenta la diatriba politica. I consiglieri di opposizione Vincenzo Sanfilippo, Vittorio Triscari, Salvatore Proietto, Nunzio Spanò e Graziano Calanna hanno inviato al sindaco, Pino Firrarello, una lettera aperta in cui lo accusano di «non aver mai affrontato il problema in modo risolutivo ed efficace, come più volte sostenuto in Consiglio comunale». «In Consiglio l’Mpa – ha aggiunto Calanna – ha proposto di destinare 500mila euro di avanzo di amministrazione certificato per acquistare il potabilizzatore che avrebbe risolto il problema. Purtroppo, la maggioranza che sostiene il sindaco ha detto no». «Non rispondiamo a chi per anni ha amministrato questo paese – ha replicato il consigliere di maggioranza Nunzio Saitta, cui si è unito il collega Giuseppe Di Mulo – e mai ha pensato di occuparsi del problema: i valori di vanadio sono in eccesso dal 2001. L’acqua non è cambiata, ma quest’anno è arrivata in ritardo la richiesta di rinnovo della deroga della Regione al ministero. Noi comunque faremo la nostra parte». Il sindaco, che domani ha convocato un’assemblea pubblica alle 10,30 al teatro comunale, ha affermato: «Appena scoppiò il problema chiesi la convocazione del Consiglio superiore di sanità. Adesso la soluzione che contiamo di adottare è quella di dotare i nostri pozzi di un potabilizzatore che risolva il problema, ma stiamo verificando con i nostri legali ogni passo di questa strana vicenda ed eventualmente presenteremo ricorso al Tar».
Fonte “La Sicilia” del 16-10-2010