Nel maggio dello scorso anno era finito prima in galera e poi agli arresti domiciliari per aver picchiato la figlia di 17 anni. Ora è tornato in carcere perché, nonostante i guai giudiziari, il vizio di essere violento non lo ha per nulla perso e, stavolta, ha bastonato la moglie e il figlio. Parliamo di Filippo Giusa, 63enne pregiudicato di Bronte, arrestato dai carabinieri con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. L’uomo era stato mandato dal giudice in un’abitazione di campagna, lontano da casa e dalla sua famiglia, per aver percosso ripetutamente la figlia, colpendola con forza al capo, sol perché si sarebbe azzardata a discutere un suo ordine. Il padre non si sarebbe riuscito a trattenere la rabbia, al punto da spaventare la moglie che, terrorizzata, si era decisa a chiamare i carabinieri. Quando i militari dell’Arma arrivarono il padre aveva in mano un coltello a serramanico, che fortunatamente non ha usato, mentre la ragazza mostrava i segni delle percosse subite. La madre, che già da tempo aveva denunciato ai carabinieri la violenza del marito, in lacrime racconto ai carabinieri che non era la prima volta che la figlia veniva picchiata violentemente dal padre, intenzionato a tutti i costi a imporre alla ragazza il proprio modello educativo. Per più di un anno il resto della famiglia, lontano dal padre, avrebbe vissuto in pace, ma giovedì sera la violenza dell’uomo si è nuovamente scatenata, questa volta sulla moglie e sul figlio minorenne. L’uomo avrebbe chiesto alla moglie di andarlo a trovare. E così la donna e il figlio si sono recati in campagna, dove sarebbe nata una discussione finita purtroppo malissimo. L’uomo ha, infatti, afferrato un bastone di circa 10 centimetri di diametro e lungo 2 metri e avrebbe cominciato a brandirlo, colpendo chi dei due si trovava a tiro. I malcapitati avrebbero tentato di fuggire, ma l’uomo li ha inseguiti continuando a colpirli. La furia cieca del padre, si sarebbe plaata solo quando il figlio è riuscito a scagliarli contro un vecchio pneumatico che si trovava per terra. L’uomo, colpito alla fronte, ha dato il tempo alla madre di chiamare i carabinieri che, rendendosi conto della situazione, si sono precipitati in campagna. Tutti trasportati e medicati all’ospedale di Bronte, madre e figlio hanno riportato traumi e contusioni ritenute guaribili dai medici in 10 giorni. Stessa prognosi anche per il padre, che però dopo le cure mediche è stato trasferito nel carcere catanese di piazza Lanza.
Fonte “La Sicilia” del 09-07-2011