Randazzo. Le speranza di ritrovare vivo Maurizio Russo, imprenditore taorminese di 41 anni scomparso il 24 marzo scorso, si è drammaticamente infranta ieri mattina, quando un agricoltore di Randazzo ha chiamato preoccupato i carabinieri perché nel suo podere di contrada Pirao a Randazzo c’era il cadavere di un uomo impiccato. Quando i militari dell’Arma sono giunti nella tenuta hanno visto l’uomo appeso a un grosso ramo di un albero di ulivo con un fil di ferro, uno di quelli che si utilizzano per bloccare le reti metalliche delle recinzioni. Il corpo era in avanzato stato di decomposizione, ma risalire alla sua identità è stato facile. Nelle tasche c’erano i documenti e le chiavi del suo furgone, un Caddy Volkswagen grigio verde, che aveva lasciato in sosta lì vicino fra i rovi. I vestiti poi erano gli stessi indossati il giorno della sua scomparsa: un giubbotto e un maglione blu sopra una camicia bianca a righe blu, e un paio di jeans. L’uomo il 24 marzo era uscito di casa intorno alle 14.30, dicendo alla moglie che sarebbe andato in banca e poi ad un appuntamento di lavoro. Da quel momento è sparito. A lanciare l’allarme fu la stessa moglie dopo aver appreso dalla persona con cui l’uomo aveva appuntamento che il marito non si era mai presentato. Le indagini indirizzarono subito gli investigatori verso il versante nord dell’Etna. Dai rilevamenti del telepass, infatti, risultò che l’imprenditore imboccò l’autostrada A 18 a Taormina uscendo al casello di Fiumefreddo. Ma l’indizio più certo fu fornito da un suo collaboratore che lo vide attraversare Piedimonte Etneo sul furgoncino. Per questo nei giorni scorsi l’intero versante è stato battuto dagli elicotteri delle forze dell’ordine. Probabilmente però la fitta vegetazione ha impedito di scorgere il cadavere, mentre è facile che l’auto sia stata confusa con quella dei forestali. La morte di Russo resta un giallo: il dubbio più atroce adesso è stabilire se si tratti di suicidio o di omicidio. Gli investigatori non tralasciano nulla, anche se pista maggiormente accreditata è quella del suicidio. Secondo indiscrezioni, infatti, la morte dell’uomo risalirebbe più o meno alla data della scomparsa. Russo in auto sarebbe arrivato fino a Randazzo per poi imboccare la strada asfaltata che si inerpica sul vulcano in pieno parco dell’Etna. Poi avrebbe regolarmente posteggiato e chiuso l’auto, scavalcato un muretto e raggiunto l’albero prescelto per compiere l’ultimo estremo gesto. Infine sarebbe salito sull’albero e, dopo aver legato il fil di ferro, si sarebbe lanciato. Nessuno fino a oggi ha notato il corpo sia perché il podere è particolarmente addentrato nella campagna, sia perché il proprietario, dopo aver raccolto le olive e potato gli alberi, per ben 2 mesi non ci è andato. La salma è stata trasportata all’ospedale Garibaldi di Catania in attesa dell’autopsia. L’autopsia potrà dire con certezza la causa della morte dell’uomo.
Gaetano Guidotto fonte “La Sicilia” del 22-04-2011
LA MOGLIE: “NON MI HA MAI LASCIATO SOLA
Taormina. L’autopsia sul cadavere di Maurizio Russo potrà fornire altri elementi utili per capire i perché del decesso dell’imprenditore edile taorminese, scomparso dal 24 marzo. L’ipotesi del gesto estremo, anche se allo stato attuale è la più accreditata, non è per nulla confermata e non viene ritenuta plausibile neanche da familiari ed amici. Tante sono le ipotesi al vaglio anche quella che qualcuno abbia voluto sviare le indagini, magari allestendo ad arte la macabra scena che è apparsa ai carabinieri. Le ipotesi saranno confermate solo quando si risalirà all’esatto momento e alla cause della morte. Insomma il giallo potrebbe proseguire mentre si ha già, probabilmente, chiarezza del fatto che la morte di Maurizio è avvenuta il giorno stesso della sparizione. Un elemento, prima non preso in considerazione, fa presumere, infatti, che la tragedia si sia svolta in poco tempo. Una telecamera di Piedimonte Etneo ha, infatti, ripreso il passaggio del Volksvagen Cuddy grigioverde sul quale viaggiava. Le immagini non hanno catturato la targa ma in un fotogramma si nota aperto lo sportellino del serbatoio. A quasi un mese di distanza da quel passaggio, il furgonato ha ancora quella chiusura nella stessa posizione. Un elemento questo che, secondo gli investigatori, “cristallizza” gli ultimi momenti della vita di Maurizio a un periodo non certamente lungo. Da quell’avvistamento, poi, non vi sono altre segnalazioni. La domanda che si pongono quanti stanno indagando è anche il motivo del percorso tortuoso effettuato dall’imprenditore per raggiungere la contrada di Randazzo. Ma vi sono altri elementi di indagine che sono stati riscontrati. Per esempio, la vettura era chiusa e parcheggiata in maniera accurata, mentre le chiavi del furgonato, erano riposte in una delle tasche dei pantaloni. Rimangono ancora da verificare altri perché come ad esempio il fatto che non sono stati ancora ritrovati i due telefoni cellulari di Maurizio. Un altro mistero è al vaglio dei militi. In ogni caso sembra essere confermato che l’imprenditore vivesse un momento di grande stress per l’attività che svolgeva. Aveva, infatti, tanti cantieri sparsi un po’ in tutta la Sicilia. Il caso è stato anche sotto i riflettori di “Chi l’ha visto?”. Loredana Sturiale, la moglie dell’imprenditore, aveva rilasciato toccanti dichiarazioni. «Siamo sempre stati insieme – aveva detto con le lacrime agli occhi Loredana – e non mi ha mai lasciata da sola. Questo è il tempo più lungo che ho trascorso senza di lui negli ultimi anni. Io mangio e penso chissà se fa la stessa cosa. Guardo il cielo e mi chiedo se anche lui lo sta guardando. Vorrei Maurizio, qui, accanto a me. Non posso pensare a vivere senza di lui. Nel 2000 sono stata colpita da un male e senza la sua presenza non ce l’avrei fatta». Le parole di Loredana hanno emozionato quanti hanno assistito al suo, purtroppo, inutile appello televisivo. Si sono pure elencati gli appalti più importanti di cui si stava occupando Maurizio. Aveva partecipato anche ad una gara d’appalto per la realizzazione di un mercato a Barcellona Pozzo di Gotto. Non aveva vinto, ma aveva fatto su quella gara, secondo quanto emerso dalla trasmissione, prima ricorso al Tar e poi una denuncia alla Procura delle Repubblica. Adesso la famiglia ha preferito ritirarsi in un dignitoso silenzio. Anche il ristorante del padre di Loredana è stato chiuso per lutto.
Mauro Romano fonte “La Sicilia” del 22-04-2011