Non ci sono sconti. Le pene per gli esponenti di vertice del clan Sangani sono altissime. E ricalcano le richieste dei pm Alessandro Sorrentino e Michela Maresca che con il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo hanno coordinato l’inchiesta dei carabinieri di Randazzo denominata “Terra Bruciata”. I fortissimi e aggressivi alleati dei Laudani di Catania hanno subito un colpo fortissimo: il Tribunale di Catania ha inflitto in totale 168 anni di carcere ai boss che hanno terrorizzato imprenditori, commercianti e facevano summit fra i filari dei vigneti delle ondeggianti curve dell’Etna. Le indagini sono partite da un tentato omicidio, nemmeno denunciato. E poi da messaggi intimidatori a un viticoltore. I Sangani – che insieme ai Rosta sono i mafiosi che hanno fatto radici in questa porzione di terra vulcanica – hanno radicato la loro forza mafiosa con le estorsioni e le minacce. Un velo d’omertà difficile da estirpare a Randazzo, un comune che dopo queste indagini è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. E qui i commissari prefettizi hanno voluto più volte dare una prova muscolare dello Stato. Delle istituzioni più forti della mafia. Ed è stata ridotta in cenere una stalla che è ritenuta riconducibile al clan Sangani: nelle vicinanze i carabinieri ritrovarono un micidiale arsenale. E per gli investigatori anche quello sarebbe della cosca capitanata da Salvatore Sangani. Questa è il paese maledetto della strage Spartà (avvenuta in un ovile nel 1993) che ancora non ha ottenuto verità. Andiamo al verdetto di ieri pomeriggio. Il presidente Salvatore Palmeri ha letto il dispositivo all’aula bunker di Bicocca. Le pene più pesanti a Salvatore e al figlio Francesco Sangani: 30 anni. L’altro figlio, Michael la condanna è un po’ più mite: 12 anni e 4 mesi.
Ecco le altre pene: Giovanni Farina a 18 anni, Vincenzo Lo Giudice 17 anni e 6 mesi, , Giuseppe Costanzo Zammataro 10 anni e 6 mesi e 6.000 euro di multa, Salvatore Trazzera 1 anno e 6 mesi (dovrà risarcire le parti civili), Salvatore Saddeo Crastì 16 anni e 2 mesi, Vincenzo Gullotto 16 anni e 2 mesi, Marco Crastì Saddeo 2 anni e 10.000 euro di multa, Remo Arcarisi 2 anni e 4 mesi e 10.000 euro di multa. Gli altri imputati hanno ottenuto l’esclusione dell’aggravante mafiosa: Alfredo Mangione condannato a 1 anni 3 mesi e 2.000 euro di multa, Salvatore Russo 9 mesi e 1.200 euro, Michele Camarda 9 mesi e 1.200 euro, Giuseppe Palermo 2 anni e 7mila euro (pena complessiva), Vincenzo Calà 10 mesi e 1.300 euro di multa. Ci sono anche sei assoluzioni: A Daniele Camarda, Daniele Lo Giudice, Francesco Paolo Giordano, Simone Puglia, Rosario Sebastiano Sorbello. Il collegio ha ritenuto di far cadere un capo d’imputazione nei confronti di Alfredo Mangione, Salvatore Sangani e Salvatore Russo. Le motivazioni della sentenza saranno depositate fra 90 giorni. «Appena le leggeremo valuteremo ricorso», afferma l’avvocato Luigi Zinno, difensore di Sangani. Laura Distefano Fonte “La Sicilia” del 25-07-2025