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RANDAZZO: PROCESSO “TERRA BRUCIATA”, CHIESTA LA CONDANNA DEI BOSS DEI LAUDANI

3 Aprile 2025
in Cronaca, Randazzo
Tempo di lettura: 2 minuti
RANDAZZO: PROCESSO “TERRA BRUCIATA”, CHIESTA LA CONDANNA DEI BOSS DEI LAUDANI
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Quando nell’autunno di due anni e mezzo fa scattò l’operazione “Terra Bruciata”, che mise in ginocchio il clan Sangani, molti dissero che il vento stava cambiando a Randazzo. Quelle indagini dei carabinieri portarono gli ispettori prefettizi al Comune che poi è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Nonostante gli amministratori hanno sempre negato qualsiasi permeabilità della cosa pubblica con la mafia. I Sangani, che a Randazzo sono i rappresentanti mafiosi del clan Laudani di Catania, sono diventati autonomi rispetto agli ex alleati Ragaglia. Il clan è una delle compagini più aggressive e pericolose presenti alle falde dell’Etna. La violenza è nel codice genetico della cosca mafiosa che affonda le radici nei cruenti anni Novanta. Una pagina di storia criminale che è stata ripercorsa nel corso della requisitoria dei sostituti procuratori Alessandro Sorrentino e Michela Maresca. I due pm hanno anche delineato il quadro probatorio che è emerso dal lungo dibattimento dove sono stati sentiti investigatori dei carabinieri, il collaboratore di giustizia Carmelo Porto (ex reggente dei Cintorino di Calatabiano) e anche un co-imputato (condannato nell’abbreviato) che ha deciso di ammettere i fatti contestati e raccontare la sua verità fatta di terrore. L’inchiesta si è incrociata con un tentato omicidio rimasto irrisolto. Poi ci sono estorsioni, minacce, droga. Ai vertici della famiglia mafiosa che aveva a disposizione armi micidiali, lo storico boss Salvatore Sangani (indagato e poi assolto per la strage Spartà) che sarebbe stato coadiuvato dai due figli Francesco e Michael e una serie di familiari (di “sangue” e acquisiti). Per il capomafia di Randazzo, i pm hanno chiesto al Tribunale di Catania una condanna a 30 anni. Tutte le richieste di pena sono state, con qualche eccezione, pesantissime.

Eccole, nell’ordine in cui sono state citate: Remo Arcarisi 4 anni e 2 mesi e 20.000 euro di multa, Vincenzo Calà 6 anni e 6 mesi e 30mila euro, Daniele Camarda 13 anni, Michele Camarda 7 anni e 6 mesi e 45mila euro di multa, Giuseppe Zammataro Costanzo 15 anni, Marco Crastì Saddeo 5 anni e 4 mesi e 30mila euro di multa, Salvatore Crastì Saddeo 17 anni e 6 mesi, Giovanni Farina 22 anni, Francesco Paolo Giordano 6 anni e 6 mesi e 30mila euro di multa, Vincenzo Gullotto 18 anni, Daniele Lo Giudice 9 anni e 50mila euro di multa, Vincenzo Lo Giudice 20 anni, Alfredo Mangione 14 anni, Giuseppe Palermo 7 anni e 6 mesi e 45mila euro di multa, Simone Puglia 3 anni e 2 mesi e 12mila euro di multa, Salvatore Russo 14 anni, Francesco Sangani 30 anni, Michael Sangani 15 anni, Salvatore Sangani 30 anni, Rosario Sebastiano Sorbello 3 anni e 12mila euro di multa, Salvatore Trazzera 4 anni e 6 mesi. Sono, intanto, cominciate le arringhe difensive che sono pianificate fino a fine maggio. Ieri ha discusso l’avvocato Luigi Zinno che ha chiesto l’assoluzione di Michael Sangani. La sentenza – collegata a doppio filo all’incidente probatorio sulle armi ritrovate – non arriverà quindi prima dell’estate. Laura Distefano Fonte “La Sicilia” del 26-03-2025

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