Si avvicina periodo della raccolta del pistacchio. Che quest’anno, a dire il vero, è in ritardo rispetto ai normali periodi di raccolta, che comunque avviene ad anni alterni. Un lavoro duro e particolare, che se da un lato porta sulle nostre tavole e nei nostri piatti un prodotto di alta qualità, con particolari caratteristiche sia organolettiche che in sapore, ha bisogno di tempi di lavorazione abbastanza lunghi e particolari. Il pistacchio di Bronte, infatti, coltivato tra Bronte e Adrano, in terreni pieni di pietra lavica, sciara e molto aridi, proprio dai minerali che compongono il terreno forgiato dall’Etna, acquista la sua particolare aroma. Ma è anche vero, che il fatto di essere raccolto ogni due anni, se da un lato obbliga tutti i proprietari ad una lunga attesa e a lavori ininterrotti che devono obbligatoriamente essere fatti, dall’altro dona al frutto un sapore e un colore unici al mondo.
La raccolta, solitamente iniziava dopo Ferragosto nelle grandi proprietà, qualche settimana più tardi in quelle più piccole. Alcuni sceglievano di raccogliere tutto in un’unica tornata, altri, specie i produttori più piccoli, anche in due, raccogliendo il frutto mano a mano che matura. Poi segue la fase di “sgrollatura” con il mallo esterno che viene tolto da uno speciale macchinario e poi l’asciugatura in grandi terrazzi o piani, fatta esclusivamente con il calore del sole. Un lavoro lungo e certosino che necessità di grande manodopera, e che quest’anno potrebbe essere in seria difficoltà. Infatti, da qualche giorno, è partita la campagna di raccolta del 2019, e purtroppo, per varie vicissitudini, i proprietari stanno avendo difficoltà a trovare i necessari operai per la raccolta. I motivi sono da ricercare in due seri problemi. Il primo è la mancanza reale di manodopera, dovuta all’abbandono dell’agricoltura, e ai giovani che spesso non vogliono fare questi lavori. Il secondo motivo, deriva dalla erogazione del reddito di cittadinanza. Infatti, molti disoccupati che usufruiscono di questa misura di sussidio, non vogliono andare a lavorare, per brevi periodi, e perdere la vitale indennità.
Eppure ci sarebbe un modo per salvare il reddito e lavorare per questi pochi giorni (di solito la raccolta impiega per 10-15 giorni, tranne alcune grosse aziende che possono arrivare ad un mese di lavoro), basta chiedere la sospensione, detta Com. E’ una domanda, che si presenta alla posta o tramite i Caf, che permette di lavorare per alcuni giorni e di non perdere il reddito, che in questo caso, viene ridotto in percentuale sui giorni di lavoro effettivamente svolti. Luigi Saitta Fonte “La Sicilia” del 27-08-2019