Riposo forzato per i titolari di due noti locali della Città del pistacchio. Su segnalazione dei carabinieri del Comando Stazione di Bronte, che hanno operato insieme ai colleghi della Compagnia di Randazzo, la polizia municipale ha emesso due ordinanze di chiusura per altrettanti noti locali del centro che, in estate, non hanno rispettato le norme sulla movida. Tutto è nato quando diverse volte alcuni residenti, nei mesi di luglio ed agosto, stanchi di sentire musica e frastuoni durante la notte ben oltre l’ora consentita dalle norme, si sono rivolti ai carabinieri, telefonando al 112. Le pattuglie sono sempre arrivate e i carabinieri hanno effettuato numerosi controlli in tutti i locali aperti fino a tarda notte. Di conseguenza quando hanno riscontrato violazioni hanno giustamente preso i necessari provvedimenti. Oggi, conclusi gli iter procedurali, sono arrivate le sanzioni. Per uno dei 2 locali che continuava ad arrogarsi il diritto di diffondere musica a volume notevole oltre l’ora consentita, i giorni di chiusura imposta sono stati 2, ovvero oggi e domani. Per l’altro locale, che oltre a diffondere musica si ostinava a vendere alcolici oltre al consentito, i giorni di chiusura sono stati ben 5, tant’è che ha chiuso giovedì e riaprirà i battenti solo lunedì.
Quello della movida estiva impazzita è un problema che agita il dibattito un po ovunque. Da una parte le esigenze dei gestori che tentano di assecondare le volontà degli avventori, che spesso sono giovani, dall’altra il diritto dei residenti di riposare durante la notte per poter affrontare la successiva giornata di lavoro. Oltre a ciò, esiste anche un problema di pulizia delle aree interessate dalla movida che spesso l’indomani sono dominate da rifiuti di vario tipo. Insomma, divertirsi è giusto, ma la moderazione ed il rispetto dei luoghi pubblici non guastano mai, anche perché poi, come in questo caso, arrivano le sanzioni che a tutti insegnano un principio fondamentale: l’esigenza di tenere vivo il locale per accontentare i clienti, non può sfociare nel disturbo della quiete pubblica. Fonte “La Sicilia” del 30-11-2024