Non si arrende Francesco Sgroi dopo la sentenza della Corte d’Appello di Catania che, ribaltando la decisione del Tribunale, lo ha dichiarato incandidabile. L’ex sindaco, infatti, “prende atto” e annuncia ricorso in Cassazione. Anzi, dai contenuti della sentenza, che certo non sono lusinghieri, trova anche aspetti positivi: «Mi preme sottolineare – infatti scrive in una nota – come anche la Corte d’Appello abbia ritenuto infondati la quasi totalità degli addebiti mossi nei riguardi dell’Amministrazione da me guidata nel periodo 2018-2024, e quindi confermato la correttezza del mio operato». «E’ stato escluso – spiega – che vi sia stata una condotta opaca nella gestione degli appalti pubblici, è stata finalmente smentita quell’affermazione per la quale la mia Amministrazione avrebbe dichiarato lo stato di dissesto per vendere beni alla criminalità organizzata ed è stata pure confermata la corretta gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica nonché del patrimonio immobiliare dell’ente». Non c’è dubbio però che la sentenza della Corte d’Appello fa evidenziare una «chiara infiltrazione mafiosa all’interno degli organi comunali di Randazzo tanto che per la demolizione dei manufatti abusivi edificati dai componenti della famiglia Sangani è stato necessario attendere ben oltre 35 anni» e un conseguente condizionamento degli amministratori.
«Insieme al collegio difensivo – replica Sgroi – ritengo che vi siano numerosi profili di illegittimità nella sentenza e che, quindi, ci siano fondati motivi per proporre ricorso in Cassazione. Al di là dei profili tecnici, su cui mantengo l’opportuno riserbo, mi preme evidenziare come la sentenza in questione imprima uno stigma che Randazzo non merita, in quanto viene definito “comune a forte densità mafiosa”. Si afferma, inoltre, come l’infiltrazione mafiosa sia risalente negli organi comunali di Randazzo da almeno 35 anni. Sono definizioni errate, oltre che ingiuste». Infine, Sgroi conclude: «Confido, come sempre, nell’operato della magistratura». GAETANO GUIDOTTO