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VOGLIONO CHIUDERE UN ALTRO REPARTO A BRONTE!

1 Febbraio 2012
in Bronte
Tempo di lettura: 5 minuti
VOGLIONO CHIUDERE UN ALTRO REPARTO A BRONTE!
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Un “depotenziamento mirato” toccherà il presidio ospedaliero Castiglione.

Secondo il decreto “Riordino e razionalizzazione della rete dei punti nascita”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana del 5 gennaio, la rete regionale dei punti nascita siciliani sarà ridotta drasticamente a 42 strutture totali (15 di secondo livello e 27 di primo) nei tre bacini d’utenza siciliani, prevedendo, a partire dall’ottobre del 2012, la chiusura di 28 unità operative di Ostetricia e Ginecologia che non hanno raggiunto i 500 parti l’anno. Il decreto era già stato bloccato a Settembre a causa delle proteste dei sindaci di alcuni comuni. I sette punti nascita inizialmente graziati (Lipari, Pantelleria, Bronte, Nicosia, Corleone, Mussomeli e Santo Stefano di Quisquinia) adesso verranno comunque soppressi. Il Sindaco di Bronte, Pino Firrarello, non si stupisce del fatto che il paese sia stato escluso dalla deroghe ammissibili (vista l’ostilità del Presidente della Regione Lombardo nei confronti del Senatore del Pdl), annunciando l’intenzione di difendere a spada tratta la struttura ospedaliera a nome non solo della comunità brontese, ma anche dei cittadini di Randazzo, Maletto e Maniace in provincia di Catania, e di San Teodoro, Cesarò e Santa Domenica nel Messinese, presentando se fosse necessario anche un ricordo giudiziario. Un “depotenziamento mirato”, secondo il Sindaco, con una peculiare riduzione del personale medico per mettere in ginocchio nel giro di pochi anni l’ospedale di Bronte, che invece fornisce servizi per il bacino montano etneo e messinese, caratterizzato da rilevanti distanze da percorrere in caso d’emergenza e da difficoltà nei collegamenti viari. I direttori generali delle aziende avranno tempo fino al 30 giugno per proporre eventuali deroghe alla chiusura dei reparti con meno di 500 nascite all’anno destinati alla chiusura che gravitano in zone montane o disagiate.  “Sarà un ospedale forse senza Ortopedia ed un reparto completo di Urologia, ma certamente con Medicina, Chirurgia, Pediatria ed Ostetricia e Ginecologia più efficienti, l’ospedale non chiuderà, e nell’esame delle performance verrà tenuto conto delle difficoltà. Arriveranno i primari ed i medici che servono», così aveva assicurato il Direttore generale dell’Asp di Catania dott. Giuseppe Calaciura un anno fa. Oggi il Commissario straordinario dell’Asp di Catania, Gaetano Sirna, d’accordo sulla chiusura delle piccole strutture, incardina il perché della riorganizzazione su efficienza e sicurezza, presupponendo investimenti sugli standard qualitativi. Secondo il dossier della commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario, tra il 2009 e il 2010, in Sicilia si registrano 102 procedimenti penali in corso, 20 dei quali riguardanti gravidanze o parti (nessun procedimento coinvolge la struttura Brontese). Nell’89,7% delle strutture siciliane manca la terapia intensiva neonatale (53,8% il dato della Toscana), nel 73,4% nemmeno l’ombra dello Sten (Servizio di trasporto per le emergenze neonatali) e nell’87,7% dello Stam (Servizio di trasporto assistito materno).  Il decreto dovrebbe quindi prevede un potenziamento delle strutture sul territorio e non la chiusura di punti nevralgici. Infatti un potenziamento del percorso gravidanza/post-parto non richiede sicuramente la chiusura di strutture locali più vicine alle pazienti. Tralasciando le denunce sui particolarismi locali, il Paziente chiede cure efficaci e appropriate, accoglienza, comfort e informazioni chiare sul suo stato di salute. Gli Operatori chiedono mezzi adeguati e organizzazione, mentre le Istituzioni un servizio efficiente, equo ed economicamente sostenibile. Aspettative diverse che si riconducono allo stesso modello organizzativo incentrato su un sistema di qualità, offrendo le migliori cure possibili al minore costo possibile. L’Italia è il Paese più sicuro al mondo in cui partorire (Rivista Lancet). Con una percentuale di 3,9 decessi ogni 100 mila nati, è ultima nella classifica della mortalità durante la gravidanza e il parto, con dati valutati fino a 42 giorni dopo il parto. Perché la donna può morire? Per emorragia massiva con shock emorragico, per crisi ipertensiva, per embolia polmonare, coagulazione intravascolare disseminata, setticemia… Al secondo posto c’è la Svezia, mentre al terzo si trovano Lussemburgo e Australia. Il dato peggiore è dell’Afghanistan, con 1575 donne morte/100.000 nati (Fonte: articolo della Prof.ssa Alessandra Graziottin Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano del 27/09/2010). La realtà ostetrica italiana funziona a macchia di leopardo: ed è la qualità dei medici, delle ostetriche, delle infermiere del singolo reparto, che fa la differenza; tale rete risulta essere tra le migliori del mondo, soprattutto sul fronte della umanizzazione dei punti nascita, e la riduzione della morbilità, ossia delle patologie che non causano la morte ma che possono ledere salute e qualità di vita di mamma e neonato. Nel caso della gravidanza e del parto, il percorso assistenziale risente in grado minore della evoluzione tecnologica perché le possibili evoluzioni di una gravidanza sono più stabili. La gravidanza fisiologica richiede assistenza a basso grado di tecnologia ma alto grado di competenza, formazione e umanizzazione (preparazione al parto, mediazione culturale, parto analgesia, organizzazione e coordinamento delle varie figure professionali). E 54.142 bambini vengono alla luce addirittura in strutture con meno di 500 parti l’anno. In Sicilia ben il 55% dei neonati viene al mondo in strutture ospedaliere al di sotto dei mille parti, dove le pazienti, vista la maggiore vicinanza con i medici e il personale infermieristico, gode di un conforto psicologico e della copertura volontaria di una “guardia attiva” per servizi ostetrici, di anestesia e pediatrici da parte del personale medico che spesso rimane nei locali dell’ospedale vista la reperibilità. “Nei grandi centri ospedalieri sono aumentati i cesari”- sostiene la Dott.ssa D.Leonti, medico chirurgo specialista in Ostetricia e Ginecologia – “spesso le donne gravide, vista la confusione e la fretta nei ricoveri, vengono colte da un blocco psicologico che non facilita il parto”. Il reparto di Ginecologia e Ostetricia di Bronte, dopo la riduzione del numero di posti letto a 6 (contro i 12 posti utilizzabili prima dell’inizio dei lavori  per la ristrutturazione e l’ammodernamento della struttura iniziati cinque anni fa) ha contato una riduzione delle nascite del 30%. I parti nel 2011, nonostante i disagi, sono stati 344 (cinque di questi avvenuti in condizioni di emergenza per distacco della placenta). Solo 6 posti-letto! In un territorio vasto che ingloba 7 Comuni e 60mila residenti, il nuovo decreto costringe la popolazione a percorrere chilometri e chilometri per vedere garantito il proprio diritto alla salute. Numerose le testimonianze delle infermiere e del personale incontrato dopo aver appreso la notizia dell’approvazione del Decreto – “Molte donne non riescono neanche ad arrivare davanti la sala parto, figuriamoci se dovessero sostenere un viaggio fino a Biancavilla, magari non trovando un posto disponibile per l’accoglienza immediata”. I lavori di ristrutturazione dell’ospedale Castiglione Prestianni di Bronte sono andati a rilento, accumulando mesi di ritardo e creando disagi nella gestione della struttura (che in passato ha coperto le richieste di ricovero con  il triplo dei posti-letto). “La Sanità pubblica deve erogare assistenza e, vista l’importanza, abbandonare l’ospedale di Bronte, così come si sta verificando, al fine di farlo morire lentamente, dovrebbe ripugnare a ogni coscienza civile”. Queste le parole del Sindaco Firrarello nella lettera scritta per l’Assessore Russo nel gennaio dello scorso anno. Sono sempre più frequenti le segnalazioni di disagi all’ospedale Castiglione. Ad esempio al Pronto soccorso un solo medico e due infermieri devono assistere fra tante difficoltà decine di persone in attesa per ore. Il personale del 118, è costretto a lunghe soste con i pazienti sulle barelle, compromettendo l’efficacia di una attività che ha carattere di urgenza. Problema che si riscontra anche in altri reparti, come in Ostetricia e Ginecologia, dove le partorienti aspettano che si liberino posti anche nei corridoi e nelle stanze dove si realizzano i tracciati e si visitano le pazienti. Si dovrebbe parlare di “irrazionalità” della nuova organizzazione ospedaliera in Sicilia, in quanto i posti letto, dove c’è maggiore afflusso, sono stati tolti, causando una “transumanza” verso le aree metropolitane già sovraffollate, o dalla stessa città di Catania verso altri centri, per portare un esempio, i più vicini Caltagirone e Reggio Calabria, per trovare posto nelle U.T.I.N, Unità di terapia intensiva neonatale. Sono state già annunciate dai cittadini manifestazioni, mobilitazioni, accese contestazioni e la costituzione di un comitato nel gruppo “Rivogliamo l’ospedale e il punto nascita di Bronte” creato dal Consigliere del Comune di Maletto Luigi Saitta sul social network Facebook, che in solo due giorni ha ottenuto l’adesione di più di 1.000 membri.

Ilary Rey Fonte “Paesi Etnei Oggi”

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