Lettera – denuncia di una lavoratrice sfruttata, su “La Sicilia” di oggi, a pagina 48, nella rubrica “Lo dico a La Sicilia”; uno sfogo amaro, e una testimonianza di quanto sia difficile oggi, trovare un lavoro e sopravvivere. L’amara realtà, vista da dietro le quinte, di aziende che sfruttano i lavoratori negando anche i diritti essenziali. Domani tutto sarà dimenticato, e come scritto, troveranno sempre dei lavoratori che per pochi euro lavoreranno tutto il giorno e magari derideranno quella povera lavoratrice che non ci sta, e che ha avuto il coraggio di alzare la testa. Noi siamo vicini a questa lavoratrice, sperando che la sua ribellione serva a dare delle condizioni migliori a tanti altri lavoratori, spesso spremuti come limoni.
LA LETTERA
Oggi trovare un lavoro è abbastanza difficile e anche quando si ha la “fortuna” di trovarne uno anche temporaneo è sempre la stessa cosa, ti fanno lavorare per pochi spiccioli e in condizione di quasi schiavitù. Tutto ciò è la premessa per quanto sto per raccontare. Trovo lavoro in una azienda dolciaria di Bronte: mi offrono 20 euro per 8-9 ore di lavoro, mi considero fortunata e mi reco il primo giorno in azienda alle ore 5,45 del mattino. Lavoro per 8 ore senza poter scambiare una sola parola con la mia collega di lavoro perché proibito; dopo 5 ore, con una sorvegliante che mi dice continuamente di fare presto e mi sta con il fiato sul collo, posso riposarmi solo 10 minuti, ma non posso nemmeno sedermi, continuo incessantemente a lavorare fino a fine turno con altri 20 poveretti che si considerano fortunati per aver ottenuto un posto precario e in condizioni di vera schiavitù. Non accetto queste condizioni di lavoro e dico alla mia “sorvegliante” che non intendo più continuare in queste condizioni perché offendono la dignità umana. Mi dicono che posso andarmene tranquillamente, perché al mio posto troveranno quanti “schiavi” vorranno. Alla fine mi viene negato anche il diritto di incassare i miei 20 euro guadagnati con tanto sudore dopo 8 ore di lavoro. Se l’Italia è un Paese civile queste cose non possono e non devono succedere anche se noi siciliani ormai accettiamo anche la schiavitù di imprenditori senza scrupoli che si arricchiscono “succhiando” il sangue ai poveri lavoratori. A. D. C. Tratto da “La Sicilia” del 22-11-2009