Un’iniziativa destinata a fare eco ben oltre i confini dell’Isola. Il sindaco di Bronte, Pino Firrarello, ha scelto la via dell’originalità più simpatica per invitare le massime autorità, i colleghi sindaci e l’intera cittadinanza alla prossima Sagra del Pistacchio 2025. Lo ha fatto con una missiva redatta interamente in dialetto siciliano, un gesto che coniuga ironia a una profonda riaffermazione delle radici culturali e identitarie. La lettera, firmata ovviamente “U Sinnacu” e con un tono che oscilla tra il formale rispettoso e la terminologia più spassosa, è un autentico pezzo di comunicazione popolare. L’elenco dei destinatari si estende ben oltre i consueti protocolli, abbracciando con goliardica inclusività l’intera scala sociale: da “A Voscenza u Prisirenti ra Sicilia” fino “Picciotti ri maritari e Belli signurini”. Le intenzioni del sindaco sono chiare, quelle di diffondere e onorare il linguaggio popolare, richiamando un senso di appartenenza che solo il dialetto, con la sua inestimabile ricchezza espressiva, sa suscitare. Il corpo della missiva è un esplicito invito alla festa che si terrà, “a lassa e pigghia”, ovvero con interruzioni, dal 10 al 19 ottobre, scandito dall’imperativo categorico, ma bonario, “Curriti! Curriti!” I passaggi più esilaranti e significativi della lettera si concentrano sulla celebrazione dell’”Oro Verde” di Bronte, il pistacchio. Il Sindaco ne esalta la natura quasi miracolosa: “U Pistacchiu evi u fruttu binirittu ri sta terra”.
Il tono scherzoso si fa più intenso nel descrivere quanto piace il pistacchio di Bronte: “Genti ri ca, genti ri fuora, cristiani ru cuntinenti e mischini chi partinu r’America, veninu a Bronti pi ni spiari u pistacchiu”. Ma al di là della vena ironica, il messaggio sotteso è profondo e riflette il valore intrinseco della Sagra: “Perciò a festa evi nienti pi chillu chi ni diesi u pistacchiu.” La festa, dunque, è un piccolo tributo a una risorsa che ha trasformato le sorti del paese, rendendolo ricco – “tutta ndanavota ricchi divintammu”. Il Sindaco, infine, rivolge un invito nel modo più espressivo degli usi di un tempo: “Bardativi u sceccu!” (Preparatevi l’asino), terminando con una formula di grande accoglienza: “Si viniti, pi nottri evi un unuri ranni”. (Per noi è un grande onore se venite).
L’iniziativa di Firrarello, autentica perla di comunicazione istituzionale non convenzionale, si configura non solo come un geniale lancio promozionale, ma come un sentito omaggio alla cultura popolare, ricordando che la vera identità di un luogo si cela spesso nel suo linguaggio più autentico. “Non ho – afferma Firrarello – la presunzione di dire che si tratti di vero dialetto siciliano, essendo certamente le espressioni scritte influenzate da idiomi e modi di dire locali. E’ certamente però un modo per celebrare non solo il pistacchio, ma anche il costume e le tradizioni più intime della Sicilia. Chi leggerà l’invito – conclude – sono convinto che potrà coglierne lo spirito autentico e la vena scherzosa che lo anima, spirito che lo farà certamente sorridere”.