Chi cerca trova. E i poliziotti della squadra mobile di Agrigento hanno “fiutato” il colpaccio e nel corso di alcune perquisizioni scattate a notte fonda hanno fatto “centro”. Trovati e sequestrati complessivamente 320mila euro in contanti nelle case di un imprenditore e di un dirigente comunale. Soldi che sarebbero serviti per pagare le “mazzette” delle gare d’appalto pubbliche “pilotate” e “dirottate” a imprese amiche. La presenza dell’ingente somma in denaro sarebbe la prova di più episodi di corruzione e ha fatto scattare le manette in flagranza di reato. Nessuna richiesta di misure al gip, tutto si è svolto velocemente e senza l’ansia di mandare all’aria mesi di indagini. Quello scoperto dalla polizia è un sistema consolidato di malaffare, non solo nell’Agrigentino, che vede coinvolti imprenditori, dirigenti della Pubblica amministrazione e uomini politici. Ad alti livelli. E siamo solo all’inizio di una maxi inchiesta che promette ancora colpi di scena in serie. La Procura di Agrigento, diretta dal procuratore Giovanni Di Leo, parla di «costante ricorso spartitorio ai subappalti non autorizzati». Cinque le persone arrestate, tre delle quali, appartenenti ad un unico nucleo familiare. In carcere sono finiti gli imprenditori favaresi Luigi Sutera Sardo, 58 anni, ex consigliere provinciale ed anche ex assessore comunale di Favara e l’imprenditore Diego Caramazza, 44 anni; ai domiciliari invece, il 67enne Sebastiano Alesci, ex dirigente dell’Utc di Ravanusa e capo dell’Utc di Licata; Carmela Moscato, 65 anni, e Federica Caramazza, 36 anni, rispettivamente mamma e figlia. Gli agenti nella sede di un’impresa di Favara e a casa dell’imprenditore Caramazza hanno trovato oltre 200mila euro in contanti. Altro denaro contante è stato trovato nella disponibilità di Sebastiano Alesci. Gli indagati sono in tutto 13 e le accuse a vario titolo di corruzione, ricettazione e turbativa d’asta.
Oltre ai 5 arrestati, iscritti sul registro degli indagati: Maurizio Falzone, 63 anni, dirigente del Libero Consorzio di Trapani; Rosaria Bentivegna, 67 anni, di Catania; Antonio Belpasso, 38 anni, di Catania; Alessandro Vetro, 35 anni, di Favara; Alessandro D’Amore, 56 anni, di Lecce; Vittorio Giarratana, 52 anni, di Canicattì, residente a Ravanusa e funzionario dell’Utc di Licata; Giovanni Campagna, 46 anni, di Ravanusa, segretario particolare del deputato ed ex assessore regionale Roberto Di Mauro e Giuseppe Capizzi, 48 anni, imprenditore e sindaco di Maletto. Cinque le ditte coinvolte. Le irregolarità sono emerse dalle segnalazioni dell’Anac per il mancato avvio di opere pubbliche fondamentali. Da qui è nata l’indagine della mobile. Tra gli appalti che sarebbero stati “pilotati” lo stralcio della nuova rete idrica del Comune di Agrigento, dal valore di oltre 37 milioni di euro. Sebastiano Alesci, Giuseppe Capizzi, Giovanni Campagna ed un altro soggetto indicato come omissis avrebbero truccato la gara.
Capizzi avrebbe costituito il Consorzio Della presentando, con la complicità di Alesci e di altri pubblici funzionari agrigentini, un’offerta economica al ribasso di oltre il 30% – inidonea dicono i magistrati ad assicurare la concreta esecuzione dei lavori – senza avere i requisiti economici per affrontare i lavori che hanno portato a rinviare l’inizio dei lavori. Il nome coperto da omissis potrebbe essere un indagato eccellente che sta collaborando con i magistrati o una persona su cui si stanno compiendo nuovi accertamenti. Ma nel mirino della magistratura sono finiti anche i lavori di manutenzione straordinaria della strada provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita di Belìce da 2,4 milioni di euro, la riqualificazione e ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata e la realizzazione dell’impianto di trattamento dei rifiuti a Ravanusa da 20,4 milioni. Antonino Ravanà Fonte “La Sicilia” del 16-05-2025