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A MALETTO PER PERDERSI NELLA NATURA

29 Novembre 2012
in Ambiente, Gli Speciali di Bronte118, Maletto
Tempo di lettura: 3 minuti
A MALETTO PER PERDERSI NELLA NATURA
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Maletto, il paesino più alto rispetto al livello del mare dell’intera cintura dei Comuni etnei, apre ai turisti il versante più bello del vulcano, ricco di panorami e risorse naturalistiche fatte di una flora e di una fauna che qui è rimasto intatto. Chi vuole trascorrere una domenica all’insegna della natura da contrada Fontana murata può raggiungere il rifugio di “Monte Scavo” e di Monte Maletto. Lasciamo la statale 284 e prendiamo la strada sterrata denominata Fontana murata- Bosco Maletto per addentrarci nell’omonimo boschetto. Bastano pochi minuti in auto perché sembri che il paese e la civiltà moderna siano lontani chilometri. Il silenzio avvolge la strada, interrotto soltanto dal fruscio lento del vento che si infrange su antichi alberi di roverella, leccio e castagno che sono le essenze vegetali di questa parte dell’Etna. Il territorio chiuso dalla Forestale inizia con l’ingresso al “Bosco chiuso” del demanio “Saletti”, ma prima abbiamo incontrato bovini e un gruppetto di maialini guardati a vista dalla grossa genitrice che, con uno sguardo sospettoso, ci ha impedito di avvicinarci. Insieme con loro qualche cinghiale che si trovava a due passi dalla contrada “Cucchiara” intorno ai 1100 metri. Qui non si trova un filo di cemento, i muretti sono realizzati in pietra lavica tagliata con un semplice piccone da chi questo lavoro lo fa da anni con grande maestria. E cosi che si intuisce il rapporto positivo che in questo versante dell’Etna esiste tra l’uomo e la natura, fatto di grande rispetto e di reciproco scambio. Oltrepassiamo il cancello sicuri che più ci avviciniamo alla vetta del vulcano più abbiamo possibilità di incontrare faggi, pini, abeti e forse pure qualche betulla dell’Etna. Ci interessano molto anche i rifugi e neanche a dirlo dopo appena qualche centinaio di metri incontriamo le case Pappalardo a disposizione di chiunque voglia utilizzarle. Seguendo le salite sono ripide, ma, sarà forse l’aria pulita, la fatica non si sente ed arriviamo sulla pista altomontana, la strada che percorre ad alta quota l’intero cono vulcanico. Finalmente almeno per adesso le salite sembrano essere finite: noi ci avventuriamo verso est per raggiungere il rifugio Monte Scavo, meta e traguardo per molti escursionisti. Il terriccio della strada diventa rosso ed attorno a noi la vegetazione a tratti scompare, perché il territorio è stato avvolto dal fiume di lava dell’eruzione del 1974. A ridosso del rifugio di Monte Scavo, incontriamo una vera meraviglia che nel mese di maggio offre una visione fantastica. La vegetazione diventa nuovamente fitta al punto da adombrare tutta la strada per farla nuovamente “illuminare” dal “Maggio ciondolo”, un fiore pensile giallo che fa sembrare la strada rischiarata da un lampadario. E il saluto ed il premio per chi è riuscito ad arrivare a Monte Scavo sito a quota 1704 metri, unico della sua fattispecie ed il più grande dell’anello altomontano. All’interno e confortevolissimo, se consideriamo la quota, e permette di trovare il giusto ristoro dopo una bella passeggiata. Adesso bisogna scendere per arrivare al rifugio “Monte Maletto”, bello perché immerso e quasi nascosto dagli alberi. E’ piccolo, ma come tutti i rifugi buono per trovare calore e ristoro. Anche qui la vegetazione offre spettacolo, regalandoci funghi ad iosa nella stagione azzeccata. Ma non è finita, scendendo ancora incontriamo altri due rifugi, Sciarelle e Trentasalme. Anche qui le comodità non mancano e soprattutto l’ingegno dell’uomo che con gli antichi sistemi delle pompe a manovella hanno portato l’acqua all’interno dei rustici. Usciamo dal territorio demaniale e arriviamo in contrada “Nave” costeggiando una maestosa bocca eruttiva. Scendiamo ancora ritrovando amaramente l’asfalto di una strada di penetrazione agricola che ci riporta sulla Ss 284 a qualche chilometro dal punto di partenza. Ci rimane il ricordo di una giornata bellissima, sapendo di aver toccato con mano la meraviglia della natura.

Gaetano Guidotto fonte “La Sicilia” del 29-11-2012

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Commenti 1

  1. Enzo Crimi says:
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    Il territorio di Maletto è meritevole di essere meglio interpretato, così da capire che esso vive e vegeta all’interno di un contesto ben intrecciato con la storia del comprensorio etneo, ed in particolare del paese stesso e della sua popolazione, da sempre fortemente integrata con esso. Boschi, colate laviche, grotte, rifugi, splendido panorama del versante nord-occidentale dell’Etna e dell’estrema propaggine sud dei monti Nebrodi. Questo territorio sembra quasi un’isola felice e lontana da un mondo sempre in corsa, come a volere stravolgere i concetti dell’era moderna che rendono pressoché invivibile l’esistenza umana, in particolare nella città. Un’escursione attraverso i boschi etnei di Maletto, dove l’aria è pura e l’ambiente incontaminato, produrrebbe all’escursionista delle impressioni davvero uniche. Per chi ha voglia di conoscere questo straordinario territorio, non occorre fare molta strada per immergersi nel verde abbraccio della “Madre Natura”, a partire quasi dal centro urbano. Enzo Crimi

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