C’è ormai poco tempo per presentare delle controdeduzioni al nuovo piano sanitario regionale, presentato a Catania dall’assessore alla Salute Daniela Faraoni. E leggendo alcuni numeri pervenuti tramite articoli di giornale (non abbiamo visto il piano regionale) viene fuori che ormai, grazie alla politica, si viene sempre più spesso trattati da cittadini di serie B, o come nel caso di Bronte e dintorni, potremmo dire anche di Serie C. E’ evidente che il piano penalizzi fortemente ed esclusivamente Bronte, in un disegno politico partito con l’allora presidente Lombardo, e proseguito con gli anni di Crocetta. Una guerra iniziata negli anni con un progressivo depotenziamento avvenuto negli ultimi anni, e nel frattempo un miglioramento dei servizi ospedalieri a Biancavilla e Paternò. Ma torniamo ad oggi. Il nuovo piano prevede dei tagli ovunque, ben 367 nella Regione, a partire dai grandi ospedali di Catania che però, sono ben 4 e tutti in grado di garantire la gran parte dei servizi necessari. Ma andando in Provincia, le cose cambiano, infatti mentre Bronte perderebbe 30 posti, Caltagirone circa 16, Giarre 10, Militello 6, è differente invece la situazione di Acireale, che guadagnerebbe 10 posti, di Biancavilla su cui non ci sono numeri ma secondo il sindaco Bonanno ci sarebbe l’apertura della Cardiologia, Unità Coronarica, Pneumologia, Malattie Infettive e forse anche Oncologia, con numeri dei posti letto che dovrebbero aumentare. Discorso a parte per Paternò, ormai da qualche anno al centro della politica Regionale e Nazionale, il loro ospedale passerebbe da 44 a 63 posti letto, con potenziamento e apertura dei reparti di Chirurgia, Ortopedia, Medicina, Psichiatria, Lungodegenza, Otorinolaringoiatria, Urologia, Oculistica e Gastroscopia. Un incremento dettato dalla politica e non dai bisogni del territorio, considerato che Biancavilla e Paternò sono due nosocomi abbastanza vicini, e che in molti invece di andare in questi ospedali preferiscono recarsi direttamente a Catania, per loro molto vicina. Una guerra per la salute, e per i diritti negati in cui Bronte rappresenta l’ultimo tassello.
Negli ultimi anni, nonostante governi di centro, sinistra e destra, i tagli all’ospedale di Bronte sono stati evidenti, non sicuramente per i colori politici ma probabilmente per faide personali che però colpiscono tutta la popolazione. Ci vorrebbe una vera inversione di tendenza, come avvenuto in Veneto, dove la sanità pubblica è stata potenziata tagliando sui finanziamenti ai privati, il contrario di quanto accade in Sicilia negli ultimi anni, dove gli interessi dietro la Sanità sono enormi. Basti pensare alla guerra per il Centro di Cardiologia Pediatrica di Taormina, che vorrebbero portare a Palermo, solo per l’indotto e i finanziamenti che porterebbe. Una Sanità sempre più allo sbando, aggravata dalle divisioni politiche che penalizza solo i cittadini. E se qualcosa non si muove seriamente, la popolazione che dovrebbe trovare dei servizi validi nell’ospedale di Bronte, al momento sarebbe quasi da terzo mondo. I nostri cari politici si sveglino, e magari facciano qualche festa in meno per garantire più servizi essenziali. LUIGI SAITTA