Sono passati 34 anni dalla strage di Maletto. Un attentato i cui motivi hanno tanti punti interrogativi, nonostante delle sentenze di condanna risalenti a tre decenni fa. Una madre e due bambini, una di 9 mesi, morirono in un devastante incendio scatenato da un cocktail di liquido infiammabile e gas in una palazzina di via Umberto. Anche uno degli attentatori rimase ucciso. A salvarsi per miracolo fu Enza Sanfilippo che ha dedicato tutta la sua vita a poter ottenere verità e giustizia (ha anche scritto un libro con documenti e ricostruzioni). Sui giornali si parlò di racket delle estorsioni, poi di un rogo doloso per truffare le assicurazioni. Enza vuole una riapertura del caso. E per questo ha scritto una lettera aperta a La Sicilia. Per lanciare un appello che possa arrivare a chi ha il potere di continuare a indagare. Enza Sanfilippo, che da tempo vive in Germania, chiede di «approfondire i fatti e di individuare i mandanti» che hanno «assoldato gli esecutori». Vuole i nomi di chi è rimasto impunito. «L’attentato coinvolse l’intero stabile», ricostruisce Enza. La famiglia Sanfilippo rimase intrappolata nella sua abitazione: per la madre e i fratelli di Enza non ci fu scampo.
«Mio padre riuscì, a rischio della propria vita, a portarmi fuori da quell’inferno, mi salvò, mi consegnò ai vigili del fuoco, ai sanitari che in ospedale riuscirono a salvarmi», racconta. «Ero ancora piccola e non volevano sapessi cosa fosse accaduto, mio padre alla fine mi disse tutto. Da allora – aggiunge – anche se mi sono trasferita in Germania, ho cercato di mettere insieme i fatti, le testimonianze». Enza ha tante domande: «Chi sono i veri colpevoli? I mandanti? L’hanno fatta franca?». Per Sanfilippo «è insopportabile pensare che mia madre e i miei fratelli siano stati strappati alla vita per un futile motivo. Per volere di chi?» «Chiedo di riaprire il caso. Chiedo che i magistrati riprendano in mano tutto il fascicolo affinché i miei familiari possano finalmente riposare in pace». Laura Distefano Fonte “La Sicilia” del 02-07-2025