In verità la proroga all’avviamento al lavoro dei lavoratori forestali era già nell’aria e le organizzazioni sindacali, l’avevano preannunciata. Ma l’assunzione anomala, avvenuta il 31 maggio per appena 15 giorni, e i venti di crisi che attanagliano un po’ complessivamente tutto il mondo del lavoro precario della Sicilia, aveva preoccupato i lavoratori del contingente antincendio che, solo ieri, hanno tirato un sospiro di sollievo. L’architetto Pietro Tolomeo, capo del Dipartimento regionale delle Foreste, infatti, ha dato disposizione affinchè gli Ispettorati ripartimentali delle Foreste delle 9 province siciliane, prorogassero l’assunzione del contingente antincendio fino al 15 ottobre. “Proprio così – afferma il segretario provinciale di Catania della Flai – Cgil, Alfio Mannino – . Certo la proroga fino a metà ottobre non permette ai lavoratori di compiere le 151 giornate lavorative, ma vi sono già accordi chiari che gli stessi lavoratori dell’antincendio continueranno a lavorare anche dopo, facendo lavori di piccola manutenzione”. Visti i venti di crisi è d’obbligo capire da quale capitolo verranno presi gli stipendi dei lavoratori che, solo quelli impegnati a salvaguardare i boschi dell’Etna, sono 632. “A mio avviso – risponde Mannino – il Governo intende utilizzare i 26 milioni di euro del bilancio regionale che comunque non bastano e di attingere ai fondi Fas. Di conseguenza, speriamo che venga sottoscritto l’accordo quadro per l’utilizzo Fas, altrimenti per non bloccare il servizio antincendio in piena estate bisognerà ricorrere a una manovra di bilancio”. Intanto soddisfazione è stata espressa dai lavoratori, che hanno temuto di perdere lavoro e giornate lavorative, con l’Ispettorato forestale di Catania che si prepara a eguagliare e, perché no, migliorare i risultati ottenuti lo scorso anno nella quotidiana salvaguardia dei boschi. Pensate che, solo a Randazzo, le zone demaniali da proteggere raggiungono circa i 5500 ettari di macchia mediterranea, ricca di ginestre dell’Etna, faggi, lecci, roverelle e pini dell’etna, mentre a Bronte il territorio da controllare è addirittura di circa 32 mila ettari, comprendendo anche quello di Maletto.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 16-06-2010