E’ durata un anno e 20 giorni la libertà per 6 esponenti brontesi della mafia dei Nebrodi, condannati il 9 maggio del2005, in primo grado, con pene dai 4 ai 14 anni di carcere per il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi ed altro, ma poi assolti dalla Corte d’Appello di Catania il 12 gennaio 2007. La suprema Corte, alla quale la Procura generale della Repubblica di Catania si era appellata a seguito delle continue sollecitazioni da parte dei Carabinieri di Bronte e Randazzo, infatti, il 24 ottobre scorso ha annullato la sentenza della Corte di Appello, e ieri su proposta della Procura Generale della Repubblica di Catania, la Corte di Appello di Catania – III Sezione – ha disposto il ripristino della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere per Ciccio Montagno Bozzone 47 anni, presunto capo del clan e protagonista alla fine degli anni Novanta di un “salto” dal gruppo criminale che fa riferimento a Nitto Santapaola a quello di Santo Mazzei collegato, invece, all’ala stragista di “Cosa nostra”. Montagno fu condannato a 14 anni di reclusione con il rito abbreviato anche per il tentato omicidio di Giuseppe Gullotti che, reso invalido dalla fucilata che lo raggiunse alla schiena, dopo un lungo periodo di malattia è morto lo scorso anno. Insieme al presunto boss ieri sono stati riportati in carcere: Mario Bozzone Montagno, 37 anni, fratello di Ciccio, condannato a dieci anni, un mese e dieci giorni di reclusione, Signorino Sciacca 28 anni e Vincenzo Sciacca 31 anni, entrambi condannati ad 8 anni di carcere, Claudio Reale 32 anni e Antonio Triscari di 30 anni, condannati a 12 anni ciascuno. I primi 4 fanno parte del clan dei “Carcagnusi”, gli altri 2 al clan “Santapaola”. Tutti arrestati il 9 febbraio 2004 all’interno dell’operazione “Tunnel”, furono liberati perché i giudici della prima sezione della Corte d’Appello di Catania presieduta da Giuseppe Torrisi, hanno ritenuto “inammissibili” le intercettazioni delle conversazioni ambientali sulle quali si basava l’impianto accusatorio del processo ed hanno emesso un verdetto di assoluzione ( oltre alla distruzione delle intercettazioni stesse, una volta che questa sentenza fosse passata in giudicato ). Ai tempi gli imputati tirarono un sospiro di sollievo, ma la Corte Suprema è stata di oposta opinione e ieri prima dell’alba, intorno alle 4 del mattino, i Carabinieri della Stazione di Bronte e della Compagnia di Randazzo hanno fatto irruzione nelle abitazioni dei malviventi per riportarli in carcere prima che decidessero di fuggire, rendendosi latitanti, o di inquinare le prove. L’arresto dei 6 infligge un duro colpo alla cosca brontese in grado di gestire principalmente estorsioni, traffici illeciti, seminare paura e combattere una guerra fra clan che nel giro di pochi mesi ha visto Bronte teatro di due tentati omicidi, ( di cui uno destinato proprio a Ciccio Montagno ), effettuati con spavalderia in pieno centro e durante le ore di punta.
FONTE “LA SICILIA” DEL 03-02-2008