Rimangono in carcere i 15 malviventi di Bronte, Maletto e Maniace, fra cui spicca il nome di Francesco Montagno Bozzone, famoso perché considerato un esponente di spicco della criminalità organizzata non solo di Bronte, arrestati dai carabinieri della Compagnia di Randazzo durante l’operazione «Trash», che in inglese significa spazzatura.Il Tribunale del riesame, infatti, dopo aver analizzato le tesi formulate dalla Procura della Repubblica di Catania, a seguito delle indagini svolte dai carabinieri della Stazione di Bronte e della Compagnia, ha ritenuto legittimi i provvedimenti restrittivi della libertà personale emessi. Per il Tribunale del riesame, infatti, gli arresti sono legittimi e giustificati da quanto i carabinieri sono riusciti a scoprire e dalle prove a loro carico. Tutti e 15 furono arrestati il 25 marzo scorso, ovvero il martedì dopo la Pasquetta, su disposizione del procuratore capo Enzo D’Agata, che ha contestato loro a vario titolo i reati di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, detenzione di armi e una serie di estorsioni. Oltre a ciò, la banda ha tentato di estorcere denaro al titolare di un centro benessere, che per settimane ha subito danneggiamenti alle vetrine ed alle insegne, oltre a telefonate minatorie, ed al proprietario di un autosalone che si è ritrovato fra le mani bottiglie incendiarie, messaggi inquietanti e richieste di denaro. Entrambi però hanno fatto la cosa giusta, decidendo di denunciare tutto ai carabinieri che hanno potuto così consolidare e rendere forti le indagini, svolte senza l’apporto di collaboratori di giustizia e con l’ausilio di intercettazioni ambientali. Insomma questa è un po’ la prova del fatto che di fronte a denunce chiare ed a prove inconfutabili, coloro che vengono arrestati rimangono in carcere.
Fonte “La Sicilia” del 19-04-2008
Dal “Giornale di Sicilia”
Tutti confermati i provvedimenti scaturiti dall’inchiesta «Trash», che a fine marzo diede un duro colpo al clan di Bronte, ritenuto alleato alla cosca catanese dei Mazzei. Quattordici le persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Angelo Costanzo. Il tribunale del riesame ha respinto il ricorso presentato dalla difesa, che: contestava le conclusioni della Procura. «Aspettiamo di leggere le motivazioni, poi ricorreremo in Cassazione», commenta l’avvocato Mario Schilirò, che assiste la maggior parte degli indagati. L’organizzazione avrebbe tenuto sotto scacco anche la ditta che si era aggiudicata l’appalto per la nettezza urbana nella zona di Bronte, Randazzo, Maniace e Maletto. Stando a quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Randazzo, la ditta piemontese che si occupa della raccolta dei rifiuti, la «Aimeri Spa», aveva subito le vessazioni del clan guidato da Montagno Bozzone. Non si chiedevano soldi – come sembrerebbe accadesse alla ditta che l’aveva preceduta – ma si volevano imporre alcuni servizi: dalla riparazione dei mezzi presso le officine «gradite» alla cosca allo stesso noleggio delle «macchine», fino ad arrivare all’assunzione di fittizi guardiani nei depositi. C’è voluto un anno e mezzo di indagini per inquadrare l’attività degli uomini di Ciccio Montagno Bozzone, che – sempre secondo l’accusa – aveva affinato un’abilità fondamentale per un boss detenuto: far filtrare gli «ordini» dal carcere grazie all’aiuto del figlio.
Fonte “Giornale di Sicilia” del 19-04-2008