A 7 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del disciplinare di produzione, il “Pistacchio verde di Bronte” ha ottenuto l’iscrizione nel registro europeo delle Dop, ovvero le Denominazioni di origine protetta. Un traguardo che chiude definitivamente l’iter burocratico e mette al riparo il verde pistacchio brontese da ogni tipo di sofisticazioni. In pratica adesso chi vuole pregiare il proprio prodotto del marchio “Pistacchio verde di Bronte Dop” dovrà assoggettarsi ad un piano di controllo, approvato dal Ministero, a garanzia di qualità e originalità. Il primo ad essere soddisfatto per l’iscrizione è il sindaco di Bronte, Pino Firrarello: “L’Unione europea – ha affermato – ha portato a termine un iter che da giustizia ai tantissimi produttori di pistacchio di Bronte. E’ d’obbligo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito ad ottenere questo risultato che fa entrare di diritto il nostro pistacchio fra i prodotti tipici di eccellenza. Adesso – continua – faremo di possibile per trarne il massimo beneficio. Per l’economia agricola di Bronte si è aperta certamente una pagina nuova, frutto del lavoro di promozione che abbiamo svolto in questi ultimi anni”. E la “battaglia” per il riconoscimento della Dop ha radici lontane. I produttori brontesi con l’associazione “le Sciare” addirittura nel 2002 hanno presentato l’istanza al Ministero alle Politiche Agricole. Ai tempi il presidente dell’associazione era Biagio Schilirò, lo stesso che oggi guida il Consorzio di tutela del pistacchio verde di Bronte: “Finalmente – ha aggiunto quest’ultimo – dopo tante vicissitudini la Dop garantirà a pieno il nostro pistacchio dalle sofisticazioni. Da oggi in poi nessuno potrà utilizzare la dicitura “Pistacchio di Bronte” se il proprio prodotto non è certificato, neanche se è dimostrato che proviene da Bronte. E’ necessaria – conclude – la certificazione”. Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente della Provincia Giuseppe Castiglione che, insieme con Firrarello, per la Dop si è battuto nelle vesti di assessore regionale all’Agricoltura e parlamentare europeo, ma anche il ministro delle politiche agricole Luca Zaia ha sottolineato positivamente l’evento: “Con il riconoscimento europeo di questo prodotto di qualità, l’Italia non solo mantiene il suo primato, raggiungendo la cifra di 194 riconoscimenti Dop e Igp, ma si conferma il paese delle eccellenze e della tipicità”. Vale la pena ricordare che la Sicilia è l’unica regione italiana dove si produce il pistacchio, e Bronte, con oltre tremila ettari di coltura, ne rappresenta l’area di coltivazione principale (più dell’80% della superficie regionale) con una produzione dalle caratteristiche uniche che ne fanno un prodotto di nicchia di grande valore. Viene usato nell’industria dolciaria, ma è squisito anche nei primi e secondi piatti o arancini, ed è utilizzato anche nella preparazione degli insaccati. A Bronte se ne raccolgono oltre 30 mila quintali. Una ricchezza di quasi 15 milioni di euro che rappresenta poco più dell’1% della produzione mondiale di pistacchi. Oggi, secondo i dati forniti dal Consorzio, i produttori, dopo aver a fatica coltivato per 2 anni le piante, vendono il pistacchio con il guscio più o meno a 9 euro e 50 al chilo. A comprarlo sono i commercianti che lo sgusciano e lo rivendono ad un prezzo che può variare dai 24 ai 30 euro. Una differenza che i produttori adesso sperano si assottigli anche perchè la certificazione avrà un costo.
L’Addetto stampa Gaetano Guidotto