La taske force sulle difficoltà che sta vivendo il polo tessile di Bronte, riunita dal presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, anche su invito del consigliere provinciale Nunzio Parrinello, riaccende i riflettori su una crisi che ogni giorno che passa rischia di decimare posti di lavoro. Dopo l’incontro effettuato a Catania, alla presenza dell’assessore provinciale Francesco Ciancitto, le organizzazioni sindacali di categoria lanciano nuovi allarmi e fanno delle proposte: «Vero è – afferma Gino Mavica della Cgil – che oggi il numero dei lavoratori impegnati nel settore si aggira intorno ai 400, (prima della crisi erano forse più di 600), ma è anche vero che di questi ben 273 sono in cassa integrazione. Sono certo che un buon numero di lavoratori ritornerà nelle fabbriche, ma mi domando cosa sarà di coloro che non potranno farlo. Per questo alla taske force provinciale chiediamo di focalizzare il più possibile l’attenzione su questo problema, di favorire l’attivazione di incentivi che restituiscano competitività alle imprese, soprattutto per quanto riguarda i trasporti e il costo dell’energia, di sostenere l’idea del marchio locale e di favorire l’utilizzo dei fondi “Feg” sull’autoimprenditorialità dei lavoratori espulsi». Mavica, inoltre, ci fornisce i dati nel dettaglio del numero dei lavoratori che a fine Cassa Integrazione rischiano il posto. Dei 273, infatti, 14 godono della Cassa Integrazione in deroga, anche se in 4 non hanno percepito le somme del secondo semestre 2010, 139 sono in Cassa integrazione straordinaria che terminerà per 40 il 10 giungo 2011, per 85 il 4 luglio 2011 e per 14 il 12 settembre 2011. Per questi lavoratori non ci sarà più possibilità di ottenere sussidi, a differenza di altri 120 colleghi che essendo attualmente in Cassa integrazione ordinaria, alla scadenza possono ricorrere a quella straordinaria. Per questo, visto che la situazione è allarmante, Salvino Luca della Uil afferma: «Ci sarebbe anche la possibilità di ricorrere ai fondi nazionali sui corsi di formazione professionale, visto che la normativa permette ai corsisti di poter lavorare studiando. Ritengo però – continua – che possiamo attivare tutte le forme di finanziamento possibile, ma per salvare il comparto abbiamo bisogno delle commesse. A posteriori quindi dico che è stato un errore fare causa alla Diesel, che adesso vista la crisi in Tunisia ed alcune difficoltà nell’est europeo avrebbe anche potuto decidere di tornare da noi. Bisognerebbe quindi favorire una riconciliazione».
Fonte “La Sicilia” del 10-04-2011