E’ crisi lavorativa per circa 600 lavoratori del Servizio Emergenza Sanitaria del 118. Trentasei le postazioni in tutta la Sicilia che rischiano la chiusura. Una consistente riduzione che dovrebbe portare il numero delle postazioni del 118 dalle attuali 256 a 220, eliminando anche le 10 ambulanze in “attesa” a disposizione per le eventuali sostituzioni. Il risparmio per le casse della Regione, a seguito di questa operazione che rientra nel piano di rientro delle spese sanitarie in Sicilia, viene stimato in circa 800.000 euro l’anno. Sono complessivamente nove le postazioni poco fruttuose e da “cancellare” nella sola Provincia di Catania: Stazzo, Castel di Judica, Maniace, Fiumefreddo, Santa Venerina, San Cono, Mazzarrone, Militello Val di Catania e Ragalna. Oltre al Centro Mobile di Rianimazione ( l’ambulanza con un gruppo di specialistico di anestesisti – rianimatori) di Caltagirone. La situazione dovrebbe essere chiarita definitivamente al rientro delle ferie, quando le parti si incontreranno per mettere nero su bianco le decisioni. Nel frattempo, il provvedimento previsto dall’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, prima di essere intrapreso dovrà passare anche attraverso un confronto con l’Anci, l’associazione dei comuni. Ma quali sono le motivazioni all’origine di questa scelta? Da un lato c’è l’obbligo assoluto di ridurre le spese troppo elevate di alcune postazioni che lavorano poco, seguendo l’obiettivo di coniugare il risparmio con l’efficienza sul territorio. Dall’altro lato la necessità di procedere ad un piano di rientro concordato col Governo e vincolante per la Regione, pena la perdita di finanziamenti statali. I vertici della Sise, la società che si occupa della gestione del personale addetto al 118, sono già intervenuti chiedendo delucidazioni alla Regione su come procedere nei confronti dei dipendenti in forza nelle postazioni da sopprimere.
Fonte “La Sicilia” del 20-08-2008